Regia di José Mojica Marins (Zé do Caixão) vedi scheda film
Un vero e proprio delirio creato da una delle figure più interessanti del cinema brasiliano. Indipendente, sperimentatore, innovatore, anti-conformista, José Mojica Marins girò il primo film dell'orrore in Brasile e rimase fedele al genere, nonostante abbia dovuto accettare anche di girare film hard durante gli anni 70-80, per sopravvivere.
A meia noite levarei sua alma è un concentrato di inventiva e blasfemia: sono evidenti le influenze dei classici del fantastico anni '30 (Dracula di Browning e Frankenstein di Whale, su tutti) e '40, ma soprattutto la struttura visiva propria dei fumetti, che l'autore ha dichiarato di amare smisuratamente fin da ragazzino (l'eleganza di Zé uguaglia quella del magician Mandrake).
La storia è ambientata in un non meglio identificato piccolo paese dell'entroterra brasiliano. Josefel Zanatas, detto Zé do Caixao, è il becchino della cittadina, odiato e temuto da tutti per la blasfemia e l'estrema violenza che dimostra di possedere. Zé - in portoghese, diminutivo di José - è ossessionato dall'idea di avere un figlio che possa assicurare la continuità del suo sangue e in definitiva l'eternità (!) dei suoi geni. Lenita, la sua compagna, non riesce a rimanere incinta. Zé decide allora di ucciderla, facendola mordere da una tarantola. Rivolge le sue attenzioni alla promessa sposa del suo migliore "amico" Antonio, Terezihna, la quale rifiuta ogni suo avvicinamento, confermandosi innamorata di Antonio. Zé decide allora di uccidere anche lui: proprio mentre l'amico gli confida il suo progetto piccolo-borghese di vita con Terezinha (una casa, vita tranquilla, figli), Zé lo ferisce con l'attizzatoio del camino e lo affoga definitivamente nella vasca da bagno. Poi stupra Terezinha la quale, poco prima di impiccarsi, giura di tornare dal regno dei morti per vendicarsi delle violenze subite, prendendo possesso dell'anima del becchino. In un finale delirante, Zé muore di paura, dopo che si è avverata una lunga serie di predizioni della strega/zingara del luogo.
Nonostante disponesse di un budget irrisorio, Marins realizzò un film dalla fotografia altamente contrastata che richiama alla mente le prime pellicole espressioniste, con un gruppo di attori amatoriali (tranne Eucaris de Morais nella parte della strega), eppure efficace e coinvolgente. In una parola: potente. Sarà per la personalissima filosofia di vita di Zé do Caixao (tutta dicotomie ragione/sentimento, libertà/prigionia che costituiscono una filosofia tanto spicciola quanto universale) ma il film è un piacevolissimo esempio di indipendenza della settima arte, che sfida la censura e il perbenismo (non dimentichiamo che in Brasile in quegli anni era al potere la dittatura di Castelo Branco)
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