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Lisa e il diavolo

Regia di Mario Bava, Alfredo Leone vedi scheda film

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La recensione su Lisa e il diavolo

di undying
6 stelle

Sfortunato, quanto elegante e visivamente incantevole, film di Bava, rimaneggiato dal produttore Alfred Leone per essere poi distribuito nelle sale italiane solo due anni più tardi come "La casa dell'esorcismo", con aggiunta di sequenze girate ex-novo al fine di sfruttare il successo de "L'esorcista".

 

locandina

Lisa e il diavolo (1973): locandina

 

Spagna. Lisa (Elke Sommer), Turista americana a Toledo, resta impressionata da un affresco del XII° secolo, soprannominato "Il diavolo che trasporta i morti". Dopo aver incontrato un singolare individuo (Telly Savalas) che sembra trafficare manichini - i cui lineamenti del volto coincidono con quelli del diavolo ritratto nell'affresco - Lisa si perde. Una nobile coppia le offre un passaggio che si conclude di fronte a una villa: rimasti a piedi con l'auto, i viaggiatori sono costretti a chiedere accoglienza. La proprietaria è una contessa cieca (Alida Valli) che vive con Massimiliano (Alessio Orano), figlio tormentato dal ricordo di Elena, ex moglie che lo ha tradito con il patrigno. Ma le incertezze si fanno ben presto largo nei pensieri di Lisa anche perché il maggiordomo è Leandro, lo stesso uomo incontrato in precedenza nella piazza di Toledo che, anche in quella casa, si occupa della gestione di angoscianti manichini.

 

scena

Lisa e il diavolo (1973): scena

 

Destino infausto tocca a uno dei rari casi in cui Bava opera in totale libertà creativa, al punto che gli sceneggiatori (Roberto Natale e Romano Migliorini) lavorano su un soggetto dello stesso regista. Lisa e il diavolo viene infatti accolto piuttosto male al Festival di Cannes (edizione 1973) tanto che resta inedito in Italia pur avendo ottenuto il visto censura, circolando poco in Europa e solo nei circuiti televisivi in America. Nel frattempo il successo de L'esorcista (William Friedkin, 1973) suggerisce ad Alfred Leone, produttore del lungometraggio (prima e durante la lavorazione intitolato La casa del diavolo e Il diavolo e i morti), di recuperare la maggior parte del girato aggiungendo nuove sequenze (realizzate da Lamberto Bava) per seguire il successo del film con Linda Blair. Nella nuova versione (La casa dell'esorcismo, 1975) - unica circolata nelle nostre sale e disconosciuta dal cineasta nonché causa di diverbi legali con il produttore - la storia resta invariata, con la discutibile (e incomprensibile) scelta di mettere la protagonista nei panni della posseduta (da Elena, la ex moglie di Massimiliano) che rivive in flashback l'intera vicenda di sesso e morte, costretta a ripetersi per volere del diavolo stesso ogni cinquanta anni. Le influenze, sul soggetto in entrambe le versioni, di Danza macabra (Antonio Margheriti, 1964) sono lapalissiane, così come appare tipico dell'autore il tema del doppio femminile, proposto da Bava sia prima (La maschera del demonio, 1960) che dopo (La Venere d'Ille, 1979). Mentre la figura di Massimiliano al tempo stesso segue e anticipa il necrofilo de Il terzo occhio (Mino Guerrini, 1966) e Buio omega (Joe D'Amato, 1979) pur essendo una chiara derivazione del John Harrington uxoricida presente ne Il rosso segno della follia (1970). Il confronto tra le due versioni è implacabile: Lisa e il diavolo, a patto di soprassedere su una sceneggiatura confusionaria e contorta (colpa di manichini che scambiano spesso identità, inseriti in scena in maniera retorica e ridondante) è un'opera elegante e controcorrente, visivamente incantevole, girata con inimitabile stile da Bava il cui occhio appare evidentemente rivolto al passato, ossia orientato verso il gotico in un momento in cui il genere era stato già da alcuni anni svecchiato con il giallo e il thriller metropolitano; La casa dell'esorcismo un evidente tentativo di riciclare maggior parte della pellicola sospesa dalla distribuzione, devastando il clima e l'atmosfera soprannaturale del film originale con inserti volgari e privi di continuità logica e stilistica. Pur recuperando punti nel finale (strepitosa la sequenza sull'aereo), Lisa e il diavolo resta un capolavoro mancato per colpa di una sceneggiatura ondivaga e poco chiara, mentre conferma il talento visionario di un regista che avrebbe meritato a suo tempo maggior attenzione critica e più libertà creativa. In Italia Lisa e il diavolo si è potuto vedere solo nel 2004, a distanza di oltre trent'anni dalla realizzazione. E nonostante il tempo trascorso, ancor oggi (2024) resta un valido esempio di cinema fantastico.

 

Telly Savalas

Lisa e il diavolo (1973): Telly Savalas

 

Curiosità [1]

 

"Mario Bava, il padre del cinema horror italiano, girò Lisa e il diavolo sul finire del 1972, tra la Spagna (Toledo) e l'Italia. Numerosi nomi, oltre a quello dello stesso Bava e del produttore Alfred Leone, risultano coinvolti nella sceneggiatura: Roberto Natale e Romano Migliorini (che già avevano scritto per il regista Operazione Paura, 1966), Giorgio Maulini e Francesca Rusishka, alla quale sembra debba farsi risalire l'idea originaria del film. Lisa e il diavolo (che ha conosciuto almeno altri due titoli, prima e durante la lavorazione: La casa del diavolo e Il diavolo e i morti), non ebbe vita facile, nonostante si tratti di una delle pellicole più seducenti e impenetrabili di Bava: presentato al mercato del Festival di Cannes del 1973, si rivelò un mezzo fiasco e circolò, in seguito, poco e male in Europa (in Italia rimanendo del tutto inedito), mentre in America venne trasmesso solo nei circuiti televisivi. Percorso da suggestioni letterarie (da Howard P. Lovecraft a Pierre Klossowsky) e da possibili richiami al cinema gotico contemporaneo (Nella stretta morsa del ragno, di Antonio Margheriti), Lisa e il diavolo può anche contare su un parco interpreti di primo piano: Telly Savalas, nel ruolo del diavolo-burattinaio che amministra la vicenda, di lì a pochissimo avrebbe incontrato il grande successo televisivo di Kojak (e il suo celebre lecca-lecca arriva proprio da questo film); Elke Sommer, già protagonista del precedente Gli orrori del castello di Norimberga, diretto da Bava; e ancora: Alida Valli, Alessio Orano, Sylva Koscina e Gabriele Tinti (gli ultimi due danno vita a una rovente scena di sesso, censurata nel montaggio definitivo del film e oggi recuperata)."

 

scena

Lisa e il diavolo (1973): scena

 

Visto censura [2]

 

Come Lisa e il diavolo il film di Bava ottiene regolare nulla osta (n. 63474), con divieto di visione ai minori di 14 anni, in data 9 novembre 1973. Ma, per volere del produttore Alfred Leone, il film non giungerà mai nelle sale. Lo farà quasi due anni più tardi, in versione completamente stravolta, con scene aggiunte girate appositamente per modificare il senso e la sceneggiatura stessa al fine di sfruttare il successo internazionale de L'esorcista

 

Revisionato in censura, il 4 gennaio 1975, La casa dell'esorcismo ottiene nuovo v.c. (n. 66007). Dal verbale allegato al nulla osta:

"La commissione (...) dopo aver provveduto ad un attento controllo dell'altro film dal titolo 'Lisa e il diavolo', già munito di nulla osta con divieto per i minori degli anni 14, decide che in realtà quello oggi sottoposto a revisione è un film diverso, sotto il profilo della vicenda narrata, realizzato utilizzando spezzoni, sia pure numerosi, del vecchio film con aggiunta di nuove sequenze, altrettanto numerose e interpolate con audio logico ed efficacemente descrittivo alla nuova concezione narrativa. Ciò premesso, e tenuto conto delle numerose ed agghiaccianti scene di violenza e di altre macabre ed impressionanti, dell'esasperato turpiloquio e di ripetute scene di nudo femminile in atteggiamenti lascivi, esprime parere favorevole alla concessione del nulla osta con il divieto di visione ai minori degli anni 18."

 

Sinossi de "La casa dell'esorcismo", estratta dal verbale allegato al nulla osta 

 

"Un antico carillon in cui ruotano una serie di piccoli, graziosi, fantocci è l'apparente chiave di un incantesimo che cattura una giovane donna, Lisa, e la costringe a passare dal tempo reale ad un'altro non ben precisato in cui la ragazza si trova a rivivere, ormai preda del demonio, una sua vita precedente stroncata, più o meno alla stessa età che ha nel momento in cui l'avventura comincia, da una morte violenta. Travolta da una serie di avvenimenti che in principio la stupiscono, la disorientano, poi l'affascinano ed infine la terrorizzano, la ragazza rivive una appassionata storia in cui due uomini si contendono il suo amore, circoscritta nei limitati confini di una splendida villa nobiliare in cui personaggi misteriosi e bizzarri si danno convegno. Su tutti domina una creatura démoniaca che conduce, ironica e insinuante, le fila dell'intrigo fino a quando un sacerdote conclude vittorioso la sua lotta sul male liberando sia la ragazza, sia la villa stessa dal demonio con la prassi che la chiesa suggerisce al suo magistero."

 

 

NOTE

 

[1] Dal booklet allegato al DVD RaroVideo.

 

[2] Dal sito "Italia Taglia".

 

scena

Lisa e il diavolo (1973): scena

 

"C'è un attimo di consapevolezza – il momento della verità – in ogni uomo: quando scopre il suo doppio. Il doppio che è dentro di noi; un alter ego d'ombra: la nascosta radice dell'anima."

(Nantas Salvalaggio)

 

Lisa e il diavolo (Mario Bava, 1973) - Clip

 

F.P. 23/05/2024 - Versioni visionate in lingua italiana, doppio DVD RaroVideo (durate: Lisa e il diavolo, 91'43"; La casa dell'esorcismo, 87'53")

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