Regia di Franz Antel vedi scheda film
Spassoso e audace titolo realizzato in co-produzione tra Germania e Italia, che è al tempo stesso un seguito della serie sulla "casta Susanna" e uno stravagante film attribuibile al filone decamerotico.
Gießen (Germania), inizio del XIX° secolo. La marchesa Susanne Dalet (Teri Tordai) riceve l'esecutore testamentario Vincent der Straaten (Gabriele Tinti) a seguito dell'improvviso decesso del marito, il marchese Dulac. Quando trova la serva nascosta in un armadio con l'amante, prima di morire dal ridere fa appena in tempo a comunicare che una figlia illegittima - unica erede - è ospite come educanda nel convento di San Gregorio. Vincent raggiunge quindi l'eremo e si mette alla ricerca della ignota figlia illegittima, poco più che maggiorenne. Con la collaborazione della madre superiora, scopre però che le giovani che rispondono a quel profilo sono cinque: Francoise (Christine Losta), Susanne (Sonja Jeannine), Anselma (Alena Penz), Clarissa (Femi Benussi) e Piroschka (Marika Mindzenthy). Interrogate una per una, le ragazze - tutt'altro che vergini immacolate - raccontano come sono finite al convento. Vincent impara poi che nel 1810 la marchesa Dalet (notare il cognome: contrazione "Da letto") gestiva un bordello dietro la facciata di un'osteria e da lì attraverso gli anni e in differenti località (Verona, Lucca, Ungheria e Francia), intrattenendosi con diversi uomini ha dato alla luce non una, bensì cinque figlie.
"Il visconte, che montava a mare e a monte, lo faceva anche leggendo, in ginocchio e pur dormendo. Or con gli angeli restando, lo farà anche volando?"
(Lettura di un passo da uno dei seguenti testi, trovati in convento: Justine del marchese de Sade, Il decameron, Erotomanie, Mille modi di fare l'amore alla francese)
"Oh Susanne, dal volto maliardo, concupisci ogni uom col tuo sguardo. Anche l'uomo, più forte di un mulo... non resiste al tuo splendido culo."
In pieno biennio del filone decamerotico (1972/1973) e sulla scia di due celebri titoli diretti da Adalberto Albertini (Metti lo diavolo tuo ne lo mio inferno e ...continuavano a mettere lo diavolo ne lo inferno), l'eclettico cineasta Franz Antel decide di concludere la serie di commedie in costume con protagonista la "casta Susanna" [1] occupandosi di una produzione ibrida tra Italia e Germania, che guarda anche alla commedia boccaccesca. Affida a Kurt Nachmann (già regista de La contessa e i suoi amanti) e a Vittoria Vigorelli la sceneggiatura, intendendo inserire nel film sequenze di recupero da Susanna... ed i suoi dolci vizi alla corte del re (1968). In buona parte la quota tricolore risulta coinvolta: la musiche sono di Stelvio Cipriani, i costumi di Nadia Vitali e il cast contempla tra gli interpreti Gabriele Tinti, Femi Benussi, Claudio Ruscello e Galliano Sbarra (il governatore Leone, sedotto dalla Benussi). Persino le location vengono stabilite in Veneto, con maggior numero di riprese a Verona. Il risultato è decisamente insolito, per la presenza di almeno quattro bellissime (Sonja Jeannine, Femi Benussi, Alena Penz e Christine Losta) e per l'audacia che spinge Anzel verso un erotismo piuttosto esplicito per l'epoca, certamente più accentuato e insistito dei contemporanei esemplari del filone, tanto che la censura italiana si accanisce pesantemente sul film, imponendo il divieto ai minori di 18 anni, dopo aver imposto tagli per circa 3 minuti [2].
La storia, va detto, è stata scritta velocemente e senza troppa attenzione. Abbiamo infatti personaggi che parlano in veneto e toscano (in Germania?) e i siparietti che rappresentano il concepimento delle cinque ragazze risultano pieni d'incongruenze, essendo di fatto scene con Teri Tordai girate cinque anni prima per Susanna... ed i suoi dolci vizi alla corte del re. Eppure, data l'alta dose di nudo piuttosto spinto e l'ironia grossolanamente volgare (perciò spassosa), Leva lo diavolo tuo... dal convento scorre velocemente, facendosi seguire col sorriso dall'inizio sino alle battute finali. Merito di un cast di prima scelta, anche per quanto riguarda il reparto teutonico, con menzione di merito per Jacques Herlin (il marchese Dulac), volto celebre per la partecipazione in decine di commedie scollacciate tedesche. Ottima inoltre la regia di Anzel, supportata dalla valida fotografia di Siegfried Hold.
NOTE
[1] Leva lo diavolo tuo dal... convento è il capitolo conclusivo della serie dedicata alla "casta Susanna", composta da:
- I dolci vizi... della casta Susanna (1968);
- Susanna... ed i suoi dolci vizi alla corte del re (1968);
- Il trionfo della casta Susanna (1969).
Altre due pellicole antecedenti, presentano inoltre come interprete principale Teri Tordai:
- Le piacevoli notti di Justine (1970);
- ...Quante belle figlie di... (1970).
[2] "Sono stati eseguiti i seguenti tagli: eliminazione di una stampa in cui si vede il membro maschile; preliminari di un congiungimento nella stalla; scena della ragazza che si pone all'altezza del pube una pannocchia; scena di un militare mentre regge il cappello con il membro; rigonfiamento del basso ventre dell'ungherese in tre scene distinte; l'ottomano in espressione amorosa con un giovane; altre tre scene del rigonfiamento del basso ventre dell'ungherese; inquadratura della prostituta sul letto in modo che la medesima si vede solo per brevissimo tempo."
(Letteralmente dal verbale allegato al nulla osta n. 62179 del 27/04/1973, disponibile sul sito Italia Taglia).
"La religione è finita. Non c'è più nessuno che si vanti di aver portato a letto una suora."
(Ennio Flaiano)
Leva lo diavolo tuo dal... convento (Franz Antel, 1973)
F.P. 22/02/2022 - Versione visionata in lingua italiana (durata: 80')
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