Regia di Mario Bava vedi scheda film
Mario Bava, regista cult anni Sessanta/Settanta dirige un horror gotico di modesto spessore ma di buona fotografia.
« Non c'è da aver paura se non della paura stessa » questo è il motto che sembra riecheggiare nel castello del Baron Blood ovvero il barone Otto von Kleist, morto nel 1600 e la cui nomea tra la gente del villaggio, continua a far paura.
Peter Kleist è il discendente del barone sanguinario ed è deciso a scoprire se la pergamena in suo possesso è in grado o meno di risvegliare il perfido antenato, decide quindi di compiere il suo viaggio in Austria alla ricerca delle sue origini. Ospitato da uno zio professore universitario, Peter comincia ad indagare grazie all'aiuto di una studentessa di architettura particolarmente interessata al castello maledetto.
Questa è la classica trama del film horror ambientato in un castello il cui proprietario risulta particolarmente affamato di sangue, quello che colpisce però non è tanto la storia (alquanto banale e in alcuni punti scontatissima) quanto l'uso sapiente che Bava (regista e direttore della fotografia) riesce a fare delle luci e delle scene, una fra tutte l'inseguimento del barone ai danni della giovane studentessa nell'atmosfera nebbiosa e particolarmente cupa delle strade del villaggio; per un attimo (se non fosse per i vestiti della ragazza) quelle vie sembrano riportarci nell'Austria dell'epoca moderna e nello stesso tempo in un teatro, questo, sia per l'uso di colori particolarmente vivaci (come le varie sfumature di rosso) che per la scenografia che sembra fatta di cartone.
A Bava non interessa affatto tratteggiare i personaggi o dare una spiegazione logica ai vari tipi di dialoghi e allo sviluppo della trama, quel che conta è instillare paura e, lo ammettiamo, in alcune scene siamo stati tentati a chiudere gli occhi.
Tipica anni Settanta.
Attenta.
Sufficiente interpretazione.
Buona interpretazione.
Buona interpretazione.
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