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Metti lo diavolo tuo ne lo mio inferno

Regia di Bitto Albertini vedi scheda film

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La recensione su Metti lo diavolo tuo ne lo mio inferno

di undying
5 stelle

Decamerotico di lunga durata, ambientato nel XIV Secolo tra le terre della Toscana. Diretto con stile e ricco di momenti esilaranti, che surclassano per intensità e quantità l'aspetto erotico.

 

Sul finire del 1.300, durante l'Anno Santo, un gruppo di pellegrini diretti a Roma attraversa la Toscana. I residenti del piccolo borgo di Montelupone, per deragliare i passanti nei loro ostelli, distruggono un ponte attraversando il quale -a sfruttare il benessere portato dai "turisti"- sarebbe invece stato il paese di Bengodi. Mastro Ricciardo (Antonio Cantafora) supportato da Martuccio (Mimmo Baldi) organizza le operazioni strategiche, ma contemporaneamente non si lascia scappare occasione di giacere, tra una impresa e l'altra, nei letti delle più belle mogli locali, ovviamente coniugate alle più influenti personalità...

 

locandina

Metti lo diavolo tuo ne lo mio inferno (1972): locandina

 

Raro decamerotico che segue una blanda ispirazione letteraria (qui il paese immaginario di Bengodi è legame con Boccaccio) che si sviluppa come lungometraggio senza frazionamento in episodi. La sceneggiatura predilige un impianto narrativo da "barzelletta" come già lasciano intendere i titoli di testa animati (le illustrazioni portano la firma di Mordillo).

 

scena

Metti lo diavolo tuo ne lo mio inferno (1972): scena

 

Adalberto Albertini ha un ottimo senso del ritmo e riesce a curare particolarmente l'aspetto visivo grazie alla bella fotografia e alle indovinate location dell'Aquila e del castello di Balsorano.

Aggiungiamo la bella musica di Stelvio Cipriani che accompagna gli stornelli di Gianni Musy, talvolta pure attore e presente  (come voce) anche per la canzone Masuccio in Come fu che Masuccio Salernitano...

 

scena

Metti lo diavolo tuo ne lo mio inferno (1972): scena

 

Il film ebbe grande successo al punto che ne venne, immediatamente, concepito un sequel -... e continuavano a mettere lo diavolo ne lo inferno- con lo stesso regista e la stessa coppia di interpreti (Cantafora e Baldi).

Il titolo è a suo modo diventato simbolico e così pure certe divertenti uscite, tra le quali si ricorda il nome improvvisato di "San Battocchio da Nerchia", Malasunta di Predazzo (una sensuale Margaret Rose Keil) e l'ordine (indetto alla bisogna per ben figurare con eminenze clericali di passaggio) delle Marchettare.

 

scena

Metti lo diavolo tuo ne lo mio inferno (1972): scena

 

Memorabile inoltre, Melinda Pillon, ovvero la sensualissima Madonna Violante che, pur corrispondendo la simpatia verso Mandrilluccio da Gerbino,  e attizzata da nomi e nomacci, mai riesce a giacere con lui, causa intromissione del geloso marito.

Nel complesso un film divertente, sicuramente sopra la media anche se, date molte scene ambientate in convento, non sarà molto gradito dai praticanti religiosi.

 

Curiosità 

Adalberto (Bitto) Albertini è il regista che realizza -a metà Anni '70-  il primo capitolo di una serie apocrifa interpretato da Laura Gemser e sfruttato poi da Massaccesi: Emanuelle nera.

 

scena

Metti lo diavolo tuo ne lo mio inferno (1972): scena

 

Canzone sui titoli di testa e coda 

La costola di Adamo, signor l'hai presa tu

per farci poi dannare, con sette peccati in più.

Lo diavolo è all'inferno ma inferno è questo qua

da quando con la costola ci hai preso la libertà.

I soldi sono tanto ma dopo che ne fai?

Da solo senza amore nel mondo dove vai?

Se il mondo è un grande ballo, io ballo fino a ché

mi viene il torcicollo ma son troppe a ballar con me.

Però che la donna sia bassa, magra oppur grassa bene ci sta.

Si sa fra bionda e castana qualcuna è puttana ma questo che fa...

Perdonami o signore, peccare non vorrei, se non fosse per amore peccati non farei.

Nel caso mio signore donne belle non farne più,

son dolci o sono amare, son come le hai fatte tu.

Ti prego satanasso non darci tanti guai, almeno quelle brutte tu non tentarle mai.

Nel mondo c'è più corna di quelle di Belzebu'

non vedi che bordello, l'inferno gl'e' già quassù.

Però che donna sia bassa, magra oppur grassa bene ci sta.

Si sa tra bionda e castana qualcuna è puttana ma questo che fa...

La donna è come frutta, anche acerba non si butta.

Ma il frutto più è proibito e più viene l'appetito.

Vedere e non toccare gl'e' un supplizio anche per gli occhi

ma se gli uomini son tanti, meno male c'è i finocchi.

Ascoltami fratello dai giù finché sta su

ricambio per l'augello non troverai mai più.

E voi bambine belle non dite troppi no

la passera di vecchia non garba neanche un po'.

Cercai per terra toscana cercai la fontana della castità

trovai che il diavolo va sotto ogni sottana e l'inferno ci fa.

Se quella che guarda in basso fa il viso rosso per carità

non è per starti lontano ma in quella sottana passò una città.

Lei sa, la donna sa bene pura e allevata nell'onestà

lei sa modesta puttana che un poco puttana di più piacerà.

Perciò che donna sia bassa, magra oppur grassa bene ci sta.

Si sa fra bionda e castana qualcuna è puttana ma questo che fa...

 

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