Regia di Bitto Albertini vedi scheda film
Quando parliamo di “Metti lo diavolo tuo ne lo mio inferno”, dobbiamo valutarlo nel suo insieme: siamo negli anni 70 e il film ha una fotografia suadente, speciale, meravigliosa.
Tutti gli interpreti sono molto impegnati ed è spettacolare vedere come si inseriscono perfettamente nei personaggi.
La regia poi, con la macchina da presa fa delle evoluzioni memorabili: spettacolare alcuni carrelli e la magia della dissoluzione di alcune immagini.
Il montaggio richiede grande qualità, e chi ha proposto ed eseguito questo montaggio è qualcuno che ne capisce: la perfezione tra una scena e l’altra non ha eguali nella storia del cinema mondiale.
I dialoghi si vede che sono stati studiati nei minimi particolari ed è tutto perfetto: non una battuta sarebbe da sostituire.
Ok, va bene, dai: questo è tutto ciò che “Metti lo diavolo tuo ne lo mio inferno ”, non è.
Questo film non ha niente: non ha una storia, non ha una fotografia, non ha un’interpretazione e la regia va un po’ per i fatti suoi: ma è quello che ti aspetti da un film del genere.
Perfino le scene un po’ più, diciamo spinte, sono totalmente prive di significato, di sensualità, però c’è un però.
La pellicola di cui stiamo parlando è citata in “Vacanze di Natale” del 1983, durante il gioco dei mimi, ed è l’unico motivo, per cui, almeno una volta nella vita bisogna vederlo: per capire anche di che cosa stiamo parlando.
Da sottolineare inoltre, che nello stesso anno (essendo questo un capolavoro assoluto), ne è stato fatto un sequel.
Ma di questo ne parleremo più avanti.
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