Regia di Gianfranco Baldanello vedi scheda film
Titolo -molto- minore della commedia sexy, genere di certo non tra i migliori (ma tra i più apprezzati dal pubblico) del cinema italiano. Cast anonimo e interprete principale (Maria Pia Conte) non adatta al tema in quanto troppo brava. Film che non fa ridere, non contiene scene di erotismo, pertanto lontano dalle pur minime aspettative.
In un paesino meridionale la popolazione protesta contro il Sindaco (Francesco Parisi) per la mancanza di un dottore della mutua. L'amministrazione comunale pone rimedio velocemente e, in breve tempo, giunge da una città del nord la dottoressa Sigrun (Maria Pia Conte) che, temporaneamente, viene ospitata nella casa del primo cittadino, già abitata dalla moglie Rosalia (Mariangela Giordano), nonno Checco (Vincenzo De Toma), il figlio Lucio (Max Colombi) e la governante -di facili, facilissimi, costumi- Carmelina (Femi Benussi). La bellezza della Sigrun porta scompiglio prima nella casa del Sindaco, poi nell'ufficio della mutua dove, da quando esercita, tutti i giorni gli uomini fanno lunghe file alla porta, marcando visita.
"Questa è Carmelina, la nostra esperta in culinaria." (Presentazione della governante -che ha le forme della Benussi- fatta dal Sindaco alla dottoressa)
Sembrerà strano ma, tra una commedia sexy italiana e l'altra, a volte può starci un abisso. Se i punti massimi sono quelli raggiunti dal versatile cineasta Sergio Martino (esemplare l'apripista Giovannona Coscialunga disonorata con onore), la maggior parte dei titoli si colloca, a seconda del regista, su un piano medio (Mariano Laurenti) o basso (Michele Massimo Tarantini). Poi ci sono gli indifendibili, quelli che -pur volendo- diventa impossibile considerare al pari degli altri. E non si può dire essere -almeno questo è il caso- colpa di Baldanello, onesto mestierante che ad esempio, con L'ingenua -girato l'anno precedente questo Che dottoressa ragazzi!- ha dato dimostrazione di sapere trattare la materia. Anche l'operatore alla macchina, il professionale Enrico Biribicchi, compie con precisione il suo ruolo. Allora perché il film non funziona? Per la semplicità della messa in scena, le squallide location, una ironia di grana grossa (che non fa ridere) e -soprattutto- per il fatto di non avere ingaggiato interpreti di rilievo (un Banfi, un Montagnani o un Giuffrè fanno ben la differenza). Aggiungiamo che puntare tutto il film sulle grazie di Maria Pia Conte non sembra essere stata la soluzione migliore (meglio sarebbe stato invertire il ruolo con la Benussi). E poi anche la colonna sonora, essendo di recupero, dà ulteriore misura della politica di risparmio adottata dalla produzione. Nonostante il mediocre risultato, il soggetto, per quanto scontato e sfruttato più volte, verrà ripreso in egual misura (quasi un remake) nel 1981 da Mario Bianchi ne La dottoressa di campagna (film circolato anche in versione hardcore e con la variante che la specialista in medicina è... un trans).
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