Regia di Mario Bava vedi scheda film
Bellissimo! Quanta rabbia che c'è in questo film!
Per essere schematici: due gruppi di avvoltoi imprenditoriali, vogliono impadronirsi di una baia selvaggia e naturle in cui costruirvi di tutto. Il gruppo A, Franco Ventura (Cristea Abram) e un certo Samuele (Claudio Camaso), pur di costruire, aveva precedentemente ucciso i vecchi proprietari. Il gruppo B, di cui fa parte la figlia del vecchio proprietario, è disposto a tutto pur di riprendresi ciò che gli appartiene. Così dai primi delitti, se ne sviluppano altri, in una vera e propria "reazione a catena" selvaggia, primitiva, e paradossalmente perpetrata in nome del progresso, e della civiltà.
I delitti sono assolutamente incredibili, violenti e splatter, ma senza risultare banali. Ci sono richiami erotici abbinati al delitto; c'è la morbosità vouyeurista che diventa raptus omicida...e tutto per il businness!
Le sequenze migliori sono i delitti dei quattro giovani sfortunati, uccisi a colpi di falce. Ma tutto il delirio notturno che segue, in cui i due gruppi si uccidono a vicenda, coinvolgendo, ahiloro, anche una coppia di svitati (che però erano gli unici non sanguinari: lui Leopoldo Trieste, lei l'impareggiabile Laura Betti), è un delirio che ti entra dentro e t'inchioda al film, anche aiutato dalla bellissima fotografia, e da una mano registica eccezionale, di un Mario Bava in stato di grazia visionaria.
Il film datato 1971, anticipa motivi e ambienti che saranno poi strautilizzati nel New Horror americano, come ne "Le Colline Hanno gli Occhi" di Craven o il "Venerdì 13" di Cunningham. Ma anche lo sguardo erotico e visionario di Dario Argento prende molto dai suoi diretti maestri.
Un horror che non è semplicemente un gioco estetico, ma un manifesto di rabbia; un film anticapitalista, ma non politico (perchè la via estrema e folle non è una via diplomatica).
Schokkante il finale, che da folle (vedi i bambini) si fa bucolico. L'alba di un nuovo giorno?...Mah....
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