Regia di Andrea Bianchi vedi scheda film
Già dal titolo si intuisce che di buono c'è poco da vedere; la firma di Andrea Bianchi - già autore di alcune pellicole a sfondo erotico e di lì a pochi anni regista pornografico - è una garanzia in tal senso, ma anche la presenza al centro della scena della debuttante Ursula Heinle, piacente nelle forme e spiacevole da qualsiasi altro punto di vista la si voglia considerare, non lascia presagire granchè di positivo. A dire il vero il fattore più preoccupante in assoluto dovrebbe essere il nome sui titoli di testa alla voce sceneggiatura, cioè quello del solitamente disastroso Piero Regnoli: Cara dolce nipote è in effetti una commediola pruriginosa sulla falsariga di Grazie... nonna (Marino Girolami, 1975), che già di per sè era una storpiatura evidente del successo di Malizia (Salvatore Samperi, 1973). Il resto del cast è adeguatamente mediocre, con la presenza di Lucio Flauto come co-protagonista maschile e di Femi Benussi - sicuramente il volto più affidabile in tanto sfacelo - nei panni della solita servetta vogliosa. Comicità terra terra, erotismo greve e un tono triviale insistito caratterizzano la pellicola; neppure la colonna sonora (di Elsio Mancuso) è memorabile. Infine, come sempre accadeva ai tempi, le pretese istanze femministe di fondo del lavoro tradiscono in realtà un sessismo maschilista ancora più violento e verace (seppure ingenuo, in sostanza) da parte dell'autore del copione e di chi lo ha messo in scena. 1,5/10.
Un vedovo maturo riceve la visita della nipotina, ormai maggiorenne, della defunta moglie. La ragazza e la zia sono due gocce d'acqua e l'uomo, ma non solo lui, ne sarà profondamente turbato.
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