Regia di Tonino Valerii vedi scheda film
Quando scorrono i titoli di coda, ho avuto la netta sensazione di avere visto un film con due anime: l'erotismo finalizzato all'ottenimento del piacere attraverso il coinvolgimento totale del partner, un coinvolgimento senza esclusione di nulla, di segreti e di pudori, e questo era l'intendimento di Tonino Valerii, il regista di questa pellicola al calor bianco. La seconda anima riguarda la vita intima, e se vogliamo, sessuale, di una donna infelice, Silvia (Sandra Wey), che esce vincente da una vicenda drammatica e torbida, allo stesso tempo trasgressiva e purificatrice, una storia nella quale forse la protagonista non avrebbe mai pensato di entrare, ma il caso a volte genera situazioni inattese, nelle quali è difficile districarsi, se non si ha il giusto equilibrio mentale e la sufficiente lucidità per individuare il punto di non ritorno.
Vite come quella di Silvia ce ne sono tante, in ogni parte del mondo. Silvia è una donna molto bella, appartenente alla borghesia torinese, sposata con Massimo (Antonio Marsina), che non le fa mancare nulla, a parte amore e attenzione. Vive nella villa, piuttosto isolata, che suo marito ha acquistato nelle colline torinesi. La monotonia di quella esistenza viene interrotta bruscamente quando una sera apre la porta a un delinquente, Diego (Marzio Honorato) che vuole rapinarla. Silvia cerca di liberarsi dell'intruso dicendo di non avere niente nella cassaforte, ma Diego decide di prendersi almeno la padrona di casa, e, malgrado i tentativi di difesa, deve cedere alla violenza dell'uomo, subendo uno stupro violento e sadico.
Silvia crede di trovare comprensione da parte del marito, ma l'uomo si rivela più preoccupato per l'eventuale scandalo che del dramma che ha vissuto sua moglie. In presenza del commissario cui lei denuncia l'accaduto, le consiglia di lasciar perdere, dimostrando, se ancora ce ne fosse bisogno, l'assenza di amore per la sua compagna, preoccupato soltanto del buon andamento dei suoi affari.
Silvia ha un carattere forte, non ci sta ad essere considerata dal marito una bella statuina, e decide di cercare Diego, per farsi giustizia da se. Diego è un delinquente incallito, proviene dal sud, sa come difendersi ed è allo stesso tempo violento e pericoloso.
La donna fallisce il tentativo di ucciderlo, e lui sa come trattarla, questa volta la seduce senza che lei si opponga, e si lascia andare.
Tra i due nasce la complicità, gli amplessi sono sempre più sfrenati, senza inibizioni, si convince che Diego le stia dando l'amore che Massimo non gli ha mai dato. Supera senza scrupoli la barriera che divideva la sua condizione sociale e le sue remore morali dall'emarginato delinquente che ha saputo finalmente procurarle gli orgasmi mai provati.
Indubbiamente la discesa di Silvia nell'abisso della depravazione può dare sconcerto, ma la donna si risveglia presto da quel sogno fatto solo di sesso, e lascia Diego. Subito dopo, il delinquente viene ucciso dalla polizia, messa sulle sue tracce da Massimo,
ritornato sui suoi passi, dopo avere seguito di nascosto il tradimento della moglie e ora animato da spirito di vendetta.
Tonino Valerii ha realizzato questo film con sufficiente maestria, e pur offrendo allo spettatore una storia forse un pò troppo forzata nelle scene di sesso, che poi sono le più numerose, ha saputo rispettare la platoniana definizione che "l'amore è il desiderio e la ricerca del tutto".
Silvia esce a testa alta dalla confusione creata nel suo universo erotico dall'inatteso arrivo di quello che lei inizialmente aveva scambiato per amore. Dimostra una grande forza di volontà nell'abbandonare al suo destino l'artefice di tanto piacere ma anche di dolorose umiliazioni. Massimo, forse, ma non lo sappiamo, saprà guardare con occhi diversi la sua donna...
Di Tonino Valerii ricordo alcune buone prove: "I giorni dell'ira", "Il mio nome è nessuno" e "La ragazza di nome Giulio".
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta