Regia di Andrea Adriatico vedi scheda film
Una sera uguale alle altre nella vita di un uomo.Soltanto la follia omicida e il caso renderanno tutto irrevocabilmente assurdo, insensato, tragico.Perchè un uomo che attende il ritorno del suo compagno, nella Bologna accogliente dei nostri giorni, non può pensare che questi venga massacrato perchè testimone oculare di uno dei più odiosi ed efferati delitti politici della Seconda Repubblica, quello di Marco Biagi, consulente del Governo . E, poi, tutto assume i tratti di un dolore tanto gigantesco quanto non elaborabile.La corsa all' ospedale, dove il protagonista viene trattato con malcelato fastidio non essendo un parente del morto ma soltanto colui che ne ha condiviso gioie e quotidianità, un omosessuale insomma. Perchè, oltre la tolleranza pubblica e le parole , questo legame è ancora vissuto come anomalo, come eccentrico rispetto all' ordine del discorso imperante. La famiglia, comunque, non può e non deve essere messa in discussione dal parlare affaticato, dall' angoscia rabbiosa di chi, sullo sfondo dell' ennesima ferita al vivere democratico, ha visto in poche ore perdere l' amore, un progetto per la vita, un corpo e una voce che non si staglieranno più ad abitare il suono del vento, la normalità di una sera. E, in una notte randagia, il sopravvissuto deambula per la città portandosi la morte dentro e non potendo nè sapendo come gridare, rendere in parole il dramma: soltanto, ferirsi e tentare l' oblio bevendo, raggiungere un locale dove si recitano divertenti parodie e si gioca alla seduzione.L' attenzione di un ragazzo, ignaro di cosa abbia potuto distruggere sino a tal punto il corpo di quell' uomo così più adulto di lui, rappresenta un momento di sospensione: quando si rinuncia a comprendere razionalmente, quando si accetta l' affiancarsi ad un altro per condividerne i lunghi silenzi, i ragionamenti subito abortiti e la frenesia incontenibile, le ragioni di una solidarietà e di una imprevista attrazione riescono a restituire parvenza di vita alla sera fattasi notte, oscurità, stanza in cui tentare l' amore e l' unione fra due corpi.E ' bello persino stare male se qualcuno ti soccorre, senza pietismi e con la naturalezza di uno sguardo capace di veicolare desiderio.
Questo film , assai riuscito, conferma il talento di Andrea Adriatico anche in sede cinematografica, benchè le sue propensioni teatrali non manchino di appalesarsi nell' individuazione degli spazi e nei tempi emozionali degli interpreti, primo fra tutti Corso Salani: figura appartata e indipendente del cinema italiano più curioso di realtà altre, sempre a cavallo fra documentario e trattamento finzionale, si presenta in questo film come convincente protagonista, senza conferire alla sua performance altro che il senso profondo di una effettiva normalità, ancorchè vittima del peggiore tra i lutti ipotizzabili.E la rivendicazione , politica , dell' essere persone , al pari di chiunque, del non poter più accettare la subordinazione di un orientamento sessuale a stilemi, imposti dai sedicenti propositori di ciò che inerisce o meno alla devianza, è un altro, fondamentale tema dell' opera. Forse questa trasgressiva ipotesi di civiltà ha indotto i soliti operosi censori nostrani a vietare il film ai minori; comunque, non è forse inutile specificare che la fruizione de "Il vento, di sera" costituisce una tra le rare esperienze a tutto campo sensoriali della produzione italiana meno corriva: oltre a vedere, si ascolta il trillo a vuoto dei cellulari, colonna sonora dell' ineffabilità, si odora il risveglio della città, coi pacchi di giornali appena scaricati accanto all' edicola. L' odore acre di un terrorismo sconfitto che rialza il capo, di un dramma privatissimo a cui abbiamo assistito, di un vento che non dovrà mai disperdere la consapevolezza di ciò che tutti ci rende prossimi , pur nella notte della coscienza. La vita, nonostante tutto.
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