Regia di Kevin Reynolds vedi scheda film
La storia di "Fandango" è caratterizzata da aneddoti piuttosto singolari.
La sua origine si deve ad un film amatoriale girato da Kevin Reynolds ai tempi del college e incentrato unicamente sulla sequenza adrenalinica del lancio con il paracadute che rappresenta il punto di rottura in Fandango, al corto avrebbe dovuto partecipare proprio Kevin Costner che invece approdò al ruolo di Gardner Barnes solo in seconda battuta dando vita al suo primo personaggio di rilievo: un sognatore compagnone, un po' Peter Pan e per niente soldato Ryan molto affine alla confraternita di fancazzisti simpatici di "Animal House" di Landis non a caso il film si apre sulla festa di fine corso di una confraternita all'università di Austin in Texas nel 1971.
Il preambolo introduce i cosiddetti Groovers (sfrenati, scatenati) in maniera istantanea e puntuale: il quintetto è composto dal gigantesco e taciturno Dorman che diventerà sacerdote, Lester Griffin che con un 110 e lode in economia passerà la vita a dar di conto ma per ora è sotto sventola per una sbronza colossale, Phil HIcks logorroico e già rassegnato ai doveri della maturità vista la sua estrazione dalla classe media che gli ha imposto sacrifici per ottenere la laurea, e poi ci sono gli amiconi Waggner e Barnes che hanno in comune la chiamata alle armi nella giungla del Vietnam per motivi opposti visto che il primo si è laureato e il secondo non da un esame da tre anni ma oltre a ciò c'è qualche cosa di più che li lega, la trama da delle idicazioni ma le tiene in sospeso fino alla fine, ciò che si intuisce è che Waggner dovrebbe sposarsi con Debbie ma la chiamata alle armi gli ha fatto cambiare idea, Barnes dal canto suo sembra rincuorare l'amico urlando alla libertà ma il monologo con la foto che lo vede al fianco di una bella ragazza dai capelli rossi presente nei suoi ricordi legati ad una bandana e le rincorse su prati e deserti riveleranno che in fondo anche lui è stato innamorato in vita sua o forse è solo un sogno che non si avvererà mai anche se alla fine per un lungo istante il sogno sembra ralizzarsi su un bacio non dato.
La perdita dell'innocenza e l'icombente maturità con l'ombra della guerra che si allunga su alcuni di loro porta i Groovers a partire in cadillac stracarichi di birra verso il deserto alla ricerca di un misterioso tesoro nascosto prima di iniziare gli studi, sarà la loro ultima ragazzata insieme prima di separarsi per sempre e intraprendere le strade della vita.
Il film diventa un road movie sfrenato sulla prima sequenza a tutta birra ritmata da Saturday night di Elton John: il rock'n roll travongente del brano fa impennare i titoli di testa sul montaggio frenetico che descrive la corsa dei Groovers verso il confine che li porterà via dalla gioventù, la battuta migliore la pronuncia Hicks (Judd Nelson) che cerca di far mettere giudizio a Gardner: "Si possono avere 18 anni una volta sola ed essere vergini una volta sola...poi è finita".
La corsa dei Groovers è narrata da Reynolds con la giusta dose di ironia, spensieratezza e riflessione, sentimenti sottolineati da una colonna sonora memorabile e sviluppati in alcune sequenze costruite con gusto e grande sensibilità: la scena del cimitero non più silenzioso a causa del lancio dei petardi si zittisce quando Gardner e Waggner si imbattono in una tomba vuota che come scritto sulla lapide verrà presto riempita da una vittima del Vietnam, una istantanea dai resti fatiscenti del set de "Il Gigante" che sono durati più di James Dean ma che come lui non dureranno per sempre se non in una pellicola, la lunga sequenza del lancio di Phil con il paracadute per dimostrare che non se la fa sotto rimanda in un certo qual modo a Zabriskie Point con quel monomotore colorato con le facce dei Beatles all'interno e pilotato da un hippie che fuma spinelli sorvolando il deserto ed è proprio questo personaggio figlio del peace and love a pennellarla di umorismo nel passaggio in cui spiega a Phil Hicks come deve muoversi prima durante e dopo il lancio.
Tutta la sequenza è girata e montata da Reynolds in maniera fluida con un bel colpo di scena intriso di leggera suspense al suo interno ma il capolavoro che rende Fandango degno di questa definizione è tutta la sequenza finale della festa organizzata dal nulla che ricorda un po' la favola della zuppa fatta con un bottone: in questo caso è un tavolino messo in mezzo a un paese incuriosito da questi due giovani indaffarati ad organizzare una festa inattesa, la gente comincia poco a poco a parteciparvi fornendo tutto ciò che è venuto a mancare solo in apparenza ma che in realtà non c'è mai stato.
Il montaggio incrociato con il volo autostradale di Truman, il pilota hippie incaricato di recuperare la sposa a Cleveland, si conclude sul volto di Costner finalmente sobrio e molto bravo ad esprimere una emozione nascosta per l'arrivo dal cielo di qualcuno che è da sempre nei suoi sogni, fondamentale l'uso di -September 15- di Pat Metheney che sfocia senza soluzione di continuità sul suo pezzo più bello in assoluto -It's for you- una fusione meravigliosa di accordi in settima maggiore e in sus intrecciati in quantità industriale con cambi di ritmo, arpeggi e soli al synth di Lyle Mays: il brano è stato scomposto e adeguato al montaggio in modo da imprimerne il ritmo, la parte iniziale con il solo di tastiera si posa perfettamente sull'inizio della festa di matrimonio con le luci che si accendono nella notte e l'arrivo della gente in auto, il tratto centrale con l'arpeggio rallenta sul ballo degli sposi finchè Waggner dice a Gardner di ballare con la sposa, Costner si volta verso il gazebo e chiede "Suonateci un Fandango", istantaneo il solo di Metheney che entra esattamente sul viso di Gardner mentre tira fuori la sua bandana come nei ricordi/sogni, il ballo in mezzo alla gente si trasforma in un sogno in cui tutti sembrano scomparire, sequenza memorabile di aggregazione pace e poesia, ineguagliata per come la musica è stata utilizzata nell'infondere il tono all'azione.
Alla fine è il momento dei saluti, ma ne è valsa la pena e c'è il tempo per ascoltare il terzo pezzo di Metheney in colonna sonora, "Farmer's trust" un brano che fin dal titolo ha una sonorità di speranza per una età adulta che è appena arrivata ed è suggellata dalla stretta di mano sincera fra Phil e Dorman dopo l'arrivederci di Lester finalmente riavutosi dalla sbronza.
E Gardner Barnes?
E' già lontano mentre vede spegnersi le luci, appare lontana anche la maturità per lui e la melodia cantata da Steve Windwood risuona eloquente nel suo refrain: "I can't find my way home - Non trovo la strada di casa", altro brano epocale dall'unico album del super gruppo Blind Faith.
Il film è veramente un gioiello, una fusione perfetta dei generi on the road e coming of age, fu più apprezzato in Europa che in America alla sua uscita e proprio grazie agli applausi del vecchio continente divenne un piccolo cult tutt'ora immacolato e intatto nella sua nostalgica definizione della gioventù.
Fu anche il trampolino di lancio per la coppia Costner - Reynolds che secondo me non ha più raggiunto questi risultati a livello artistico, nonostante ciò quel capiscione di Spielberg che lo aveva prodotto lo detestò così tanto da togliere il suo nome dai titoli di testa e di coda marchiati solo con il logo classico della Amblin.
Il valore aggiunto è una colonna sonora piena di gemme in cui le tracce di Metheney restano impresse ma oltre a quelle già citate anche "It's too late" di Carol King e soprattutto "Spooky" (straconsiglio la versione di Dusty Springfield) sono due brani che rimandano splendidamente ai mitici seventy immortalati in questo film stupendo che non stanca mai, tranne a quel sapientone di Spielberg.
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