Regia di Rob Minkoff vedi scheda film
Terence Stamp è il diafano e infido maggiordomo di una antica ed enorme villa in rovina. Il proprietario della malmessa magione è Nathaniel Parker, un gentiluomo travolto dalle pene d’amore che si aggira, senza requie, nelle avite stanze e nei polverosi saloni. Ci sono anche due servitori. Un quartetto di fantasmi, in carne e ossa e non computerizzati, che infestano una proprietà immobiliare, con annesso cimitero in giardino, apparentemente, in vendita. L’intermediazione è offerta a Marsha Thomason, un agente, socia in affari del marito Eddie Murphy, ambizioso, finto furbo e alcolizzato di lavoro. La donna somiglia come una goccia d’acqua all’amata fanciulla, perduta nel XIX secolo dal padrone di casa. Mentre sono in viaggio per un weekend familiare con i due figlioletti, Murphy e signora si fermano a visitare la villa per un sopralluogo e per conoscere il proprietario e qui comincia quella che è stata immaginata (e non realizzata) come una comica ballata macabra. Il film non spaventa e non fa sorridere. È una seduta medianica di una noia unica. Ha un andamento stanco, svogliato e lento. La recitazione, a parte Stamp, è da sonnambuli storditi. Lo schema narrativo ha un’organizzazione costituita di livelli, ambienti e prove tipica dei videogiochi di ruolo in cui si è molto più coinvolti.
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