Regia di Marco Ponti vedi scheda film
Una moderna fiaba per due ore scarse di istrionismo puro da parte del compianto Libero De Rienzo all’epoca reduce dal David di Donatello vinto per la prestazione nella commedia Santa Maradona, inno della generazione x all’ombra della Mole al fianco di Stefano Accorsi e sempre sotto la direzione dell’allora esordiente Marco Ponti.
Ponti decide di battere il ferro ancora caldo e ripropone nuovamente un De Rienzo per stavolta in stile one-man show, munito di battute come sempre al vetriolo e veloci come un colpo di frusta, a dimostrare che fra Dante e Bart, protagonista di Santa Maradona, corre decisamente buon sangue. De Rienzo è affiancato anche questa volta da un cast di ottimo livello nel quale spiccano; Kabir Bedi nel ruolo di un amico di origine indiana, un gruppo di strozzini che paiono usciti da Tutto in una notte. Vanessa Incontrada, nel ruolo di Nina e ben prima di essere folgorata lungo la via che porta a Zelig, fino al cameo di Remo Girone nel ruolo del padre di Dante il ruolo di dispensatore di consigli su come trovare armi e perpetrare una rapina per appianare ogni tipo di debito.
Il film che ripropone le medesime locations e i medesimi temi si lascia guardare grazie a un cast decisamente molto affiatato. A una sceneggiatura che sa manipolare adeguatamente un’idea di base, dimostrando come il regista sia in grado di usare la macchina da presa a suo piacimento.
Unico limite della pellicola la grande similitudine con il precedente film di Ponti, che successivamente saprà cambiare sia temi che registri narrativi – su tutte segnaliamo La Bella Stagione documentario dedicato al ricordo della stagione scudetto della Sampdoria 1990-’91. In tal caso spiccano invece sia il medesimo protagonista, sia gli autori della colonna sonora – i Torinesi Motel Connections – ma anche gli stessi temi di fondo e registri narrativi che nel corso del film precedente, passato inizialmente inosservato agli occhi di critica e pubblico, ne avevano rappresentato l’arma vincente.
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