Regia di Per Fly vedi scheda film
Girato nel periodo aureo del cinema danese, che fra gli anni novanta e gli anni zero, ha dato una scossa importante al cinema europeo, con registi come Lars Von Trier, Susanne Bier, Thomas Vinterberg e lo stesso Per Fly, "L'eredità" è uno dei film più belli e importanti, di una scuola, oggi, un po' ridimensionata. Per Fly lo inserisce nel mezzo di una trilogia personale molto riuscita (il precedente "La Panchina", 2003, e il successivo "Gli Innocenti", 2005), e racconta, con la strabiliante maestrìa psicologica del cinema nord europeo, di una famiglia danese di altissimo livello che dopo la morte del patriarca, proprietario di una fonderia, affida a uno dei figli, il solito grande Ulrich Thomsen, la pesante eredità, appunto, di portare avanti il progetto industriale del padre. Un film con il solito rigore di forma tipico di quel cinema, ma che lascia scorrere le emozioni sotto i volti solo in apparenza raggelati dei magnifici attori. L'intreccio si ciba di un melodramma mai sopra le righe, abilmente cucito su misura addosso agli attori, e segue passo passo, implacabile, la trasformazione di una vita, quella del protagonista, con tutte le conseguenze e le responsabilità etiche, umane, delle scelte che è tenuto a prendere. Film di grande intensità, girato alla perfezione, che non ha mai cali di tensione, come un dramma di Shakespeare, altro protagonista a latere della pellicola, tanto da far sembrare, i personaggi, in costume, pur essendo, tutti, credibili e moderni. Un capolavoro da riscoprire.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta