Regia di Per Fly vedi scheda film
La regia si incolla ai personaggi con la camera a mano che a lungo andare diviene un vezzo stilistico che purtroppo non sa essere funzionale al film. La definizione dei personaggi è tipizzata ma non definita fino in fondo. Interessante il modo in cui il regista trasporta il protagonista (l'ottimo Ulrich Thomsen, già visto In "Festen", dogma di Vintenberg) nel vortice dell'arrivismo umano. Christoffer passa rapidamente da una vita serena di gestore di un ristorantino a Stoccolma con la moglie dalle aspirazioni d'attrice, ad una vita che si sgretola ed implode su se stessa. Questo film racconta la distruzione che deriva dal cinismo e dalla sete di denaro, che però nella vita reale non sono direttamente collegati come vorrebbe far trasparire Fly non considerando le sfumature. Ciò che rende questo film un'opera non perfettamente riuscita è l'eccessiva semplificazione dei sentimenti. La figura più caricata di senso e che funziona meglio è quella della madre espressione di una cultura nordica e matriarcale, che manipola come un burattinaio i suoi interessi, usando come alibi l'affetto per il figlio e riducendolo a corpo inerme e dotato di una volontà guidata dal potere come stato emotivo. Forte della produzione di Von Trier (perchè? produzione molto curiosa..) il film si è aggiudicato tutti i premi esistenti in Danimarca, battendo al botteghino persino "Dogville"(!).
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