Regia di Sergio Rubini vedi scheda film
«L’amore è come un giorno/ abbagliato dal sole/ se ne va, se ne va» canta Ornella Vanoni nel settimo film di Sergio Rubini. La storia di ognuno di noi - come l’amore delle canzoni - va via e torna, abbagliata dalla luce del sole, bagnata dalla pioggia, stordita e fraintesa nei ricordi. Nella storia di Luca (un impeccabile Fabrizio Bentivoglio con gli occhi e il sorriso stanchi) si riflette opaca, scontornata, imprecisa, l’autobiografia emotiva del regista, lo spostamento psicanalitico di una identità codificata dalle ragioni, dai sentimenti e dai punti di vista degli altri. Di tutti quelli che, oggi, si aggirano intorno al letto della clinica in cui il protagonista viene ricoverato per un malore: la ex moglie (Buy), la produttrice (Melato), l’amico d’infanzia (lo stesso Rubini), una strampalata e infantile nuova compagna (Mezzogiorno), il padre (Alberto Rubini, vero padre del regista). Di tutte quelle presenze, mai conosciute e che appartengono a un tempo in cui Luca non c’era: il fantasma di una ragazzina, cugina della madre del protagonista morta tanti anni prima, le radici, il dialetto, i suoni della terra d’origine. Tra intuizioni visive, momenti commoventi, canzonette, incisi buffi, Rubini, amorevolmente assistito da una compagine notevolissima di attori, parla di sé, del cinema, dell’appartenersi e dell’appartenere a qualcun altro, del denudarsi, del ritrovarsi, del mestiere assurdo e crudele dell’attore. Un mormorare di sé in terza persona per essere più spudorato.
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