Regia di Roger Avary vedi scheda film
Sembrerebbe un filmetto insulso che s’avvale di un plot ritrito e di attori giovani e attraenti. La storia è ambientata a Camden, un college in cui sembra che si facciano solo feste e si saltino lezioni. Si parla di 5 ragazzi, circolarmente innamorati e quasi nessuno corrisposto. Sono queste le regole dell’attrazione: l’essere non corrisposti e il non sapere di essere amato da qualcun altro.
Roger Avary racconta tutto ciò con una maturità inattesa per un film con questi temi. La maturità sta nel non cercare l’aspetto comico delle vicende, ma quello drammatico legato all’introspezione dei personaggi. Una sorta di disagio perpetuo, la mancanza di qualsiasi certezza, la ricerca di qualcosa di altro che non sia quello che si sta vivendo. La conclusione è moralistica. E purtroppo alcune scene non lasciano quell’alone di mistero necessario, mostrando tutto, anche il non-mostrabile.
Il finale denota l’incertezza della condizione giovanile. La tecnica narrativa, particolarmente elaborata, va avanti e indietro senza apparente soluzione di continuità: rewind improvvisi, split screen che si trasformano in schermo unico. Sicuramente non all’altezza del resto del film quelle scene create appositamente per diventare citazione per i posteri (come la lotta nella cucina dello spacciatore o l’overdose, o qualcosa di simile, del pivellino di turno) che a livello di plot non hanno un motivo d’essere sufficientemente significativo da giustificarne la presenza. Un film che va visto e rivisto, cogliendone gli aspetti che nessun altro regista prima di Avary aveva osato evidenziare, semplicemente perché l’aspetto più scomodo di una condizione che ha mille sfaccettature.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta