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Possession

Regia di Andrzej Zulawski vedi scheda film

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La recensione su Possession

di EightAndHalf
9 stelle

"Sì, sì, non faccio che pensare a lui, ma io credo che l'Io che ha appena commesso un atto orribile è come una sorella che forse ho incontrato un giorno per la strada: 'Buongiorno, cara sorella!'. E' come se ci fossero due sorelle in me, la Fede e.. il.. Caso, è come se fossero..è come se queste due sorelle fossero la Fede e il Caso..ecco, la Fede...la mia Fede non può escludere il Caso, ma il Caso è..è, come dire..allora, è..è come se queste due sorelle fossero la Fede e il Caso, la mia Fede non può escludere il Caso, ma il Caso non può, non può..non può spiegare la Fede. La mia Fede non mi permette di supplire al Caso, e il Caso..non mi ha dato fede a sufficienza. Da qualche parte..ho letto che la vita privata..è una scena nella quale io mi impegno a giocare numerosi ruoli che non soddisfano il mio, tuttavia li gioco lo stesso. Io soffro, io credo, io sono!.. Ma allo stesso tempo io so che c'è una terza possibilità, vedi, è come il cancro o la pazzia, ma..ma..il cancro e la pazzia deformano la realtà..la possibilità alla quale io penso invece spalanca la realtà! Ah..ah..se solo riuscissi a dirlo bene, forse..forse è impossibile da dire, forse io sono..troppo troppo stupida..ah, mi guardi come per dirmi..tu mi guardi come per dirmi che ho bisogno di te per riempirmi come se fossi uno spazio vuoto..anch'io ti amo, ma..quello che mi tiene in vita è sapere che lui sta per arrivare, che lo farò soffrire,.. che gli farò del male! Ho cercato di smettere con lui, ma..non sono abbastanza forte! Il fatto..il fatto è che..non posso esistere per me stessa perché ho paura di me! Perché io sono il motore del mio stesso Male!..Perché? Perché io? Perché..? Il Bene non è altro che una sorta di riflessione sul Male, non è altro che questo..e..". Isabelle Adjani, una vontrierana Charlotte Gainsborough ante litteram, parla direttamente a noi, mentre Zualwski la contempla disorientato, e noi sentiamo scaraventate addosso a noi realtà altre, oltre il reale. Ma è la realtà, quella a cui lei sta mirando. Allora questa è la realtà? Questa è la conseguenza delle migliaia di eventi che contraddistinguono la nostra vita? Della civilizzazione? Dell'affermazione della modernità, dei valori, della famiglia, dell'amore? La realtà è l'incarnazione dell'astratto, ma questo astratto è incompatibile con il concreto, e diventa maleodorante e viscido, un cronenberghiano ibrido di arti umani e animali, un parassita dionisiaco che invasa alienando l'essere umano. Il discorso di Anna, che nella sequenza precedente ha appena torturato una sua alunna di danza, è l'unico momento che tradisce l'ermetismo di Possession, che ci possiede e ci annienta come la penetrazione di un tentacolo fallico, ci fa sciogliere come la sua protagonista nel buio metropolitano, rielaborando il Male polanskiano e cittadino di Rosemary's Baby ma senza il bisogno di un Diavolo esterno che ci faccia concepire l'Anticristo. Zulawski ipotizza un'utopia/distopia in cui si incarni la Fede, che la ricomponga con il Caso ricreando la realtà e rilevandola nella sua falsità e infondatezza, illustrando il morbo immane della Vita, della Visione, del Cinema. Il suo è un discorso su una vivace Apocalisse, un'immersione appiccicosa nei meandri dell'esistenza umana, con il ridicolo, l'intelligente, il Bene, il Male, tutto dentro esseri umani con potenzialità ipotrofiche, che si annientano nel bigottismo e nella distruzione. Se avessimo voluto imporre l'ideale nel reale: ecco cosa ci illustra il regista polacco nella labirintica perdita di coscienza di una coppia, che sembra affrontare un semplice adulterio, ma che vede lentamente avvicinarsi il Caso, il Caos, nella casa sempre più scombinata, nella fusione di reale e irreale. Cerchiamo lo sdoppiamento, perché nel doppio si cela la Verità, nel doppio ideale, che soppianta il reale in un processo mefistofelico, in cui si promette al reale di sopravvivere, ma che alla fine viene ucciso tramite suicidi, tagli di gola, amputazioni, violenta e confusa sessualità, fino alla follia più pura. Ecco dove sta il contrasto, l'anima esce fuori da noi come un liquido pluricromatico e ci consente di eliminarci, andando oltre la Fede, la Ragione (dai calzini rosa), l'Istinto primordiale. Con rimandi ipercinetici e una regia lucidamente folle, che trova nell'infanzia l'unica forma di innocenza e che sporca il candore dell'animo umano come il fuoco "che brucia ciò che è stato pulito dallo sporco", Zulawski ci fa ritorcere su noi stessi e ci fa sentire una lotta assoluta fra Bene e Male che si confonde nel Caos quotidiano. Questo imputando a noi come a sé stesso come a tutti l'origine del Male, poiché è tutto dentro di noi, e noi non facciamo altro che partorirlo con sofferenza.

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