Regia di Andrzej Zulawski vedi scheda film
"Possedere" lo spettatore.
Avvinghiandolo alla storia,lanciandolo nel baratro d'una disgregazione familiare.
Cattura la "Possessione",innestata nella sfera "piccolo borghese",dove s'annidano dogmi cristiani e sociali, il male arriva,prendendo posto e forma d'una piovra malefica.
"Possession" non è un semplice film dell'orrore,è un dramma contemporaneo,dapprima raccolto nel segmento familiare,mutando poi nell'apocalittica metamorfosi che coinvolge la collettivita'.
Protagonista della storia non è solo la coppia Anna e Marc,ma è una grigia e fredda Berlino.
Una citta' lacerata e divisa da un muro "totalitarista".
Due citta' (e due mondi) separate,dove c'è una vita che ascolta ed osserva gli avvenimenti "dell'altro lato".
Una separazione glaciale inscenata dalla torbida regia di Zulawski.
Reduce da un divorzio tormentato,il regista polacco entra con la cinepresa nei meandri oscuri della mente umana.
Un obbiettivo magmatico che avvolge e sconvolge,richiamando a se una tragedia dei sentimenti vissuti in prima persona.
Tutta la prima parte è incentrata su questo aspetto,sul dramma oscurantista d'una coppia in crisi.
Il ritmo è lento ,quasi analitico,infonde tensione nella performance di una mimetica e straordinaria Isabelle Adjani.
Un nido di coppia frantumato da un "Mistero",dove inizialmente vi è un menage a trois,con il nevrotico "intellettuale/zen" Heinrich ,scoperto come "amante ufficiale" di Anna.
Zulawski utilizza percio' soggettive e primi piani da incubo,nel narrare la lacerazione interiore di Marc,stravolto dal dolore dell'abbandono da parte di Anna.
Una fase intimista e chiarificatoria d'uno stato emotivo che attraversava il regista in quel periodo.
Un atmosfera sulfurea e mai ingannevole dove Anna/Adjani sconvolge i canoni "perbenistici" di coppia modello.
Urla isteriche e autolacerazioni della donna sono un "passaggio" verso il baratro,caratterizzato dall'atmosfera inquietante,che coinvolge noi spettatori in una sorta di trance da "autosuggestione".
"Possession" diventa una discesa verticale nell'incubo,dove la regia sceglie parametri che sfiorano l'ostracismo.
La seconda parte si offre come rivelatoria sulla natura degli squilibri della donna.
E' una messa in scena terrifficante e autoannullante,ricca di passaggi inostenibili nella loro' funzionalita'.
Superlativi ed emblematici sono gli omicidi dei detective e l'isterismo folle nella metropolitana,un passaggio "scorretto" nell'incedere,ma potentissimo e sgradevole nella performance dell'Adjani.
Un onda malefica che assale,covata in un appartamento fetido e polveroso,dove "riposa" la "creatura".
E' un mostro antropomorfo,di quelli da "Blob" anni 30, che "possiede" Anna,la ingravida,la fa sua,detenendo uno status primario dove regna il male onnisciente.
Zulawsky centra cosi' il bersaglio,in un attacco polemico ad un periodo storico complicato e all'istituzione borghese della coppia.
La sua "Possessione" è quella d'un mondo oramai perso in se stesso,miscelato in "bene e male",nella catarsi di colori delle "due Anna".Anna malefica vestita perennemente di blu,predominante nella fotografia all'interno del "nido famigliare".Un colore freddo,dalla razionalita' enigmatica,sinonimo d'una donna che dimentica di essere moglie e madre.
E poi il bianco,puro ed eletto,chiaro come la misteriosa maestrina identica ad Anna.
Le due donne sono nemesi metaforiche,d'uno sconvolgimento edipico/matriarcale,dove un bimbo è abbandonato a se stesso.
La figura infantile del piccolo Bob,è intrisa di sofferenza dal respiro sensibile e incantato,pur "sentendo" tutto,il piccolo soffre in silenzio.
"Possession" è la classica pellicola "prendere o lasciare",l'autore non scende a compromessi,uccide l'animo umano,lo avvolge secondo dialoghi astratti e illogici.
Un irrazionalita' conclamata che "contagiera'" anche il marito Marc,dove i binari della metafora,reale e surreale, danzano abbracciati strettamente,prevaricano la scena,entrando nella parte finale in capovolgimenti dove l'orrore è padrone assoluto.
Una pellicola glaciale e straordinaria nella figurazione ostica della crisi familiare e sociale,con una Berlino protagonista,prestatosi ottimamente come luogo di "non ritorno" apocalittico e dimenticato.
"Possession" è un film visionario e conturbante nei brividi trasmessi,porta' con se il fardello di convenzioni che hanno fallito,lacerando i parametri sociali prestabiliti,religione,famiglia e ordine sociale,secondo l'occhio di Zulawski non sono piu' al sicuro......
Il MALE si nutre anche di loro..........
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