Regia di Andrzej Zulawski vedi scheda film
[...]La dislocazione annuncia l'insolito. Per questo Socrate, a proposito delle cose d'amore, parlava di "possessione (katokoché)", la stessa espressione che usano i mistici quando parlano del loro rapporto con Dio.
(tratto da Le cose dell'amore, Umberto Galimberti)
"La storia è vera, un episodio della mia vita, una storia di coppia che non ho mai capito. Volevo vedere come questa sofferenza, questa violenza poteva essere esorcizzata. Era come una guerra vissuta, di cui bisognava dare una testimonianza.". Come dichiara il regista, Andrzeij Zulawski, il film parte da un concetto semplice : la frantumazione di una coppia, il disfacimento di un rapporto abituale, il declino dell'amore. Questo, però, è solo l'inizio - la calma prima della tempesta.
Possessione come catarsi.
Possession è un film sull'eterna lotta tra il bene e il male, sotto tutti i suoi aspetti ; è una pellicola piena di sofferenza : una sofferenza necessaria, indispensabile per far si che le (p)ossessioni dello spettatore trovino uno sfogo, una via d'uscita o, forse, una porta d'ingresso. Inutile negare che l'essere umano è attratto dall'oscurità, ormai da tempo remoto - così diceva Baudelaire e così evidenzia Zulawski. "La chiave è nell'infinito accettare" : accettare l'intervallo esistenziale, la sconfitta e la rinascita ; accettare la possibilità di una frequentazione trascendentale, l'incontro (e lo scontro) con altre entità fisiche e spirituali che fanno parte dell'ego umano. Farsi nuovi amici, pericolosi ma imprescindibili, rinchiusi da sempre nel subconscio dell'uomo e della donna : l'attrazione verso ciò che è moralmente sbagliato - il fascino e l'irresistibilità del peccato. Ma è giusto colpevolizzare chi cerca ossessivamente la propria stabilità familiare, sociale e vitale? La ricerca spasmodica e trasversale della propria persona, è realmente un atto immorale? Frantumare la propria identità è essenziale.
Possession è un punto di non ritorno - una volta abbracciato l'inferno (personale) non si può tornare indietro : i cancelli primordiali della nostra anima lacerata si chiudono alle nostre spalle, ed eccoci dentro il nido del male - l'appartamento di Anna, che simbolicamente corrisponde alla sua mente, in cui custodisce gelosamente il proprio Dio informe. Un essere partorito/abortito dal ventre insoddisfatto della natura (in questo caso) femminile, dall'anima perennemente infelice della protagonista. Il Male è innegabilmente stimolante, e il Bene spaventa più di ogni altra cosa : "Niente deve farci più paura di Dio", ed egli è una sorta di malattia esistenziale : "Per me Dio è una lebbra", ma è da questa situazione, che funge da motore di propulsione carnale e spirituale, che poi si giunge al completamento della propria personalità, ossia (anche) la comprensione delle malformazioni tipiche di ciò che è (ir)realmente metafisico : "E' esattamente questa lebbra che ci fa comprendere Dio".
Il (vero) male è incarnato negli esseri viventi - un corpo eternamente incompleto, che si realizza attraverso l'altra faccia, l'altro volto, l'altra metà dell'ignoto e del proprio Io : "Ho visto la metà del volto di Dio, l'altra sei tu.". Una "divinità" che vive all'interno di Anna, che si ciba della sua anima e delle sue debolezze, finché la sua grandezza e il suo peso diventano insostenibili, ed ecco che allora, la protagonista, ha la necessità di partorirla/abortirla, di espellere definitivamente questa entità attraverso il proprio ego, che si rispecchia nel Caso/Caos ; ecco finalmente nato/creato il Dio di Anna, con la sua (non)forma, con cui farci l'amore, con cui riempirsi e svuotarsi. Non è benevolo, ma è sincero e spietatamente umano - un desiderio proibito che si è realizzato. In fondo "Il bene non è altro che una riflessione sul male". Il caso, a sua volta, ridiventa fede, la quale ha bisogno di cure, protezione - deve essere sfamata (in tutti i sensi), ed è dal proprio credo deforme che ognuno partorisce la propria anima gemella, perfettamente malsana e malvagia, che soddisfa tutte le passionali e primigenie esigenze.
Fede e caso : due facce della stessa medaglia, imprescindibili, ma una delle due, alla fine, soccomberà. Squarciarsi per sempre.
Possession è un'agghiacciante e stupefacente danza distruttiva che avviene, non al di sopra, ma al di sotto del cinema :
"I miei film e io stesso e ciò che scrivo siamo trattati con disprezzo sempre maggiore dalla Superficie, la superficie rifiuta ciò che è sgradevole, per rimanere Superficie."
- Andrzeij Zulawski -
Una pellicola sbagliata, maledetta ,inquietante e, soprattutto, completa :dramma psicosessuale, horror metafisico, thriller grottesco, boutade onirico-visiva, opera provocante e malata.
“Un film cruciale, perfettamente egoista e personale. Un film complesso perché la possessione va molto lontano. E’ successo a me ed ho sentito il bisogno di filmarlo. Avevo toccato il fondo. E’ uno stato odioso se non esiste un modo di scaricarsi dalle costrizioni terribili che la civiltà pone sulle spalle della gente. Dunque la possessione è un atto terapeutico”
Possession, Antichrist, Only God Forgives. Espellere la rabbia, la delusione, la paura, l'ansia, la colpa. Esorcizzare il buio attraverso la medesima oscurità. Non c'è luce senza dolore.
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