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Non ti muovere

Regia di Sergio Castellitto vedi scheda film

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La recensione su Non ti muovere

di steno79
7 stelle

Tratto dal bestseller di Margaret Mazzantini, “Non ti muovere” è la storia di Timoteo, un affermato chirurgo che, di fronte alla figlia in coma per una caduta dal motorino, rievoca la storia del suo tormentato rapporto con Italia, una prostituta dei sobborghi romani con cui aveva avviato una relazione extraconiugale contraddistinta dalla sincera dedizione della donna e dall’egoismo e dall’aridità affettiva dell’uomo.
Sergio Castellitto ha portato sullo schermo il romanzo scritto dalla moglie con la cura e il rispetto amorevole che si provano di fronte a un’opera che fa parte del proprio vissuto. Non avendo letto il libro, non posso azzardare paragoni fra la densità della pagina scritta e quella dell’immagine filmica, ma devo riconoscere che questa vicenda dolente eppure aperta alla speranza brilla di luce propria sullo schermo e, grazie alla sapiente orchestrazione del regista-interprete, ha conquistato una propria autonomia che mette in ombra la sua derivazione letteraria. Il regista ha scelto una resa molto concreta, fisica e a tratti perfino brutale dello “strano interludio” che si instaura fra Timoteo e Italia, componendo immagini spesso strazianti da cui trasudano la precarietà e l’angoscia in cui sono immerse le vite dei due protagonisti. La messa in scena è abbastanza tradizionale e non sempre particolarmente inventiva, eppure in molte sequenze bastano pochi accenni per mettere a nudo il soffocante grigiore che si cela dietro l’esistenza borghese di Timoteo e la sua tensione inappagata verso un amore che sia davvero in grado di dare un senso alla sua vita. L’apice drammatico ed emotivo viene raggiunto nella parte che precede il finale girata proprio in Molise, di cui, tuttavia, non posso rivelare molto per non guastare la sorpresa a chi non abbia ancora visto il film: di queste scene dirò che colpiscono nel segno per la generosità e per il fatto che Castellitto non teme di abbandonarsi a quel pathos anche melodrammatico da cui rifuggono tanti altri film del genere che non risultano né carne né pesce. Al regista va dato atto di un certo anticonformismo nella lettura del testo di partenza (pur non privo di alcune ambiguità, come ad esempio il fatto che il rapporto fra i due prenda avvio da uno stupro compiuto consapevolmente da Timoteo) e di una serie di scelte rischiose come quella di Penelope Cruz nel ruolo di Italia, finalmente sottratta al cinema di basso profilo commerciale e maturata come attrice in un ruolo difficile e perfino sgradevole. Prima di concludere, non resta che lodare anche i comprimari (fra cui una Gerini in un ruolo per lei insolito) ed esprimere qualche riserva su una colonna sonora che a me è parsa un po’ ruffiana e non sempre intonata (cfr. le canzoni di Vasco Rossi e Toto Cutugno). 7

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