Regia di Sergio Castellitto vedi scheda film
OPINIONE DEDICATA A ZIO_ULCERA. Teoria e tecnica dell'estorsione sentimentale. Immaginiamo un biliardo. Collochiamo come sponde il cinema di Gabriele Muccino, Ferzan Ozpetek, Mimmo Calopresti e Marco Tullio Giordana. La palla che scivola sul tavolo è il film di Sergio Castellitto. Ironicamente, "Non ti muovere" schizza da un'estremità all'altra, rimbalza sulle sponde bisunte, si imbratta della strepitante isteria mucciniana, degli svenevoli virtuosismi registici di Ozpetek, del radicalismo ricattatorio di Calopresti e della compiaciuta medietà populista di Giordana. Ne esce una pellicola inaggettivabile, pregna delle più abominevoli lordure e bassezze morali che sia dato concepire da mente umana. Ma il dato più sconcertante è che il pubblico - ormai irrimediabilmente assuefatto all'estorsione sentimentale - si crogiola nell'abiezione, reclama il degrado, esige l'umiliazione. Castellitto lo soddisfa pienamente. Non c'è passaggio narrativo che si sollevi un solo millimetro dal nauseante pantano del ricatto emotivo: basti pensare che l'intero film è raccontato mentre una ragazzina di quindici anni è sotto i ferri per un intervento al cervello in seguito ad una caduta dal motorino. Non una sola sequenza rinuncia al grido, alla recitazione sopra le righe, all'accompagnamento musicale sguaiatamente ruffiano (riuscite a tollerare Toto Cutugno a tutto volume nelle orecchie?), al montaggio volgarmente effettistico. Non una sola inquadratura si astiene dall'angolazione artificiosa (la plongée iniziale è una vera e propria dichiarazione d'intenti), dalla trovata pacchiana, dal simbolismo grossolano (il casco ricolmo d'acqua, la scarpetta rossa...). Non un solo fotogramma si salva da una tra le più agghiaccianti spettacolarizzazioni dei rapporti umani che gli schermi cinematografici abbiano mai ospitato nella loro lunga storia. Un primato da difendere.
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