Regia di Olivier Dahan vedi scheda film
Decisamente meno ambiziosa e seriosa della precedente, questa indagine del commissario Pierre Niémans (Reno) rappresenta il punto di non ritorno del thriller francese, ormai vistosamente sbilanciato sul versante dell'action movie aggressivo, gory e americanizzante. Se sceneggiatura e dialoghi, che portano la firma di Luc Besson, fanno acqua da tutte le parti e precipitano spesso nel comico involontario, la regia anfetaminica di Olivier Dahan, spalleggiata dal montaggio frastornante di Richard Marizy e dalla fotografia acida di Alex Lamarque, infonde alla pellicola un ritmo e un'irruenza davvero tambureggianti. Tutto sommato delle sceneggiature ben costruite e delle psicologie sfumate facciamo volentieri a meno se le stilettate sono così ficcanti. Attori tutti in parte, per quanto l'assoluta improbabilità della storia non abbisogni certo di interpretazioni sfumate, e comparsata di classe per Johnny "L'homme du train" Hallyday. Musiche tiratissime e divertimento "trashy" assicurato. Palati fini astenersi.
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