Regia di Silvano Agosti vedi scheda film
La cosiddetta legge Basaglia, nel 1978, rivoluzionò il sistema di cura dei malati mentali in Italia; ma di Franco Basaglia poco o niente è stato detto nel nostro cinema. Chi poteva dedicargli quindi un film, se non Silvano Agosti, cineasta da sempre attento alla questione del disagio sociale (D'amore si vive) e psichico (Matti da slegare, con Bellocchio e Rulli & Petraglia)? Fedele alla sua linea contraddistinta da basso (ma mai penalizzante) budget e basso profilo (l'interesse è nell'informazione e certo non nella spettacolarizzazione dei fatti), Agosti scrive, dirige, monta e produce un film 'sincero', dalle prospettive chiare e oneste fin dal primo minuto, per di più con l'onorevole intento di raccontare l'esperienza encomiabile di un uomo come Basaglia. Due soltanto sono i nomi di un certo rilievo nel cast: quello del protagonista Remo Girone e quello del musicista Nicola Piovani (il cui apporto si sente decisamente), grande amico del regista e suo collaboratore fin dagli esordi; il resto degli interpreti è realmente preso da ospedali psichiatrici e, fondamentalmente, la scelta premia Agosti: perchè soprattutto in questo caso nessuno recita meglio di chi è sè stesso. La seconda ombra sarebbe una sorta di rifugio interiore, quello in cui è costretto a riparare il malato mentale per sfuggire alle brutali condizioni in cui si ritrova a vivere. 6/10.
La storia dell'uomo che abolì i manicomi in Italia: Franco Basaglia. Direttore dell'ospedale psichiatrico di Gorizia, decise di smetterla per sempre con elettroshock e lobotomie, per portare il malato mentale in una condizione di libertà abbattendo il muro (non solo metaforico) che separa il manicomio dal resto della realtà.
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