Regia di Serafino Murri, Claudio Fausti vedi scheda film
È un’opera prima diretta a quattro mani con chiari intenti sperimentali: di regia, recitazione, montaggio. La notte “brava” di uomini e donne sui trent’anni (tranne la parentesi dedicata ai due fratellastri che aspettano di conoscere il padre proveniente dall’America), consumata durante un venerdì sera qualsiasi, a Roma. Attese, smarrimenti, canne, poeti, separati in casa e fuori, smoking e no smoking in una pellicola cool dal sapore jazzistico, squilibratissima eppure capace di muoversi e creare piccoli scossoni. Il mistero è la voce fuori campo in stile Lucignolo, che nuoce non poco al film (non ce n’era bisogno). La lezione è quella di John Cassavetes, aggiornato all’era digitale: tre “api” (come le definirebbe Giuseppe Bertolucci) appiccicate addosso ai personaggi, che pedinano sguardi e obliquità, litigi e sfoghi, giochi di seduzione e ombre. Una realtà che si cerca di reinventare e trasformare in emozioni. Per sentirsi vivi in una dimensione malata abitata di mostri. Le ingenuità si alternano alle idee, con un montaggio che, trent’anni fa, si sarebbe definito “psichedelico”. Bravi gli attori, che improvvisano il molto provato, a cominciare da Fabrizio Gifuni, che torna con classe sulle piste della commedia in stile La bruttina stagionata. E da Julia Sarano: bella, brava, bis.
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