Regia di Kevin Costner vedi scheda film
Un giorno ci sarà chi, parlando di cinema, si ricorderà di "Open Range", di quella cittadina evacuata e di quegli spari che suonano come un monito: il monito della violenza, della vendetta, dell'omicidio selvaggio. In una terra di nessuno, dove il padrone della tua vita non sei tu, ma quello che è più forte di te, si consuma la modernità dell'uomo. Costner torna alla grande (anche se per me c'è sempre stato, e i suoi film verranno solo un giorno rivalutati), torna quindi alla grande portando con sè il suo amore per il genere, e il suo amore per quegli eroi tutti d'un pezzo che oggi si vedono raramente in giro.
Il film è lineare, senza spiegazioni, banale quasi nella trama, molto facile e stereotipata: i buoni contro i soprusi dei cattivi. Ma su questo sfondo lento, panoramico della vicenda western, semplice e classico, si distinguono le figure di caratteri forti, per nulla vincolati dall'anima intima dei loro personaggi, ma vere e proprie icone immortali. Il cattivo/Gambon è il cattivo stereotipato, crudele, orgoglioso fino all'ultimo. L'eroe misterioso/Costner non ha eccessive profondità, e il vecchio duro/Duvall è una vera e propria maschera da vecchio west. Insomma, non bisogna sempre fare i cerebrali per regalare un prodotto più che buono al grande pubblico. Costner è riuscito nuovamente a parlare di quella terra di nessuno (che per lui è il west, e per tutti noi sono le praterie del nostro animo), in cui sei uomo solo se lo vuoi: amicizia, dovere, sacrificio, amore, rispetto. In una terra di nessuno, in cui è solo il più cane di tutti a comandere, tu, giovane ragazzo ribelle, o tu, vecchio duro dal volto di pietra, tu e solo tu puoi trovare il mezzo giusto per affrontare tutto e tutti.
Il western e l'horror sono quei due generi che se non t'innamorano di loro, t'ingelosiscono per il loro fascino. Con loro puoi raccontare quello che vuoi, e al tempo stesso, puoi aprire una porta sulla vita-che-non-si-vede, e viverla realmente!
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