Regia di Kevin Costner vedi scheda film
Western crepuscolare, disincantato e vitale al tempo stesso, costruito sulla declinazione introspettiva dei topoi del genere. Costner parte decisamente bene con un inizio ambientale tutto giocato sulle atmosfere e sulle dissolvenze incrociate, dando il tempo ai personaggi di partecipare al respiro della natura (apprezzabile il lavoro del direttore della fotografia, l'esordiente James Muro) ed agli spettatori di entrare progressivamente nell'universo diegetico. La sorvegliata misura iniziale, tuttavia, tende a sfrangiarsi in una caratterizzazione logorroica che costringe troppo spesso Boss Spearman (Duvall) e Charley Waite (Costner) a spiegare e spiegarsi, incaricando i dialoghi di illustrare didascalicamente le motivazioni psicologi(sti)che del loro agire. Le aggregazioni tematiche non escono dal solco della tradizione - i fantasmi del passato che si riaffacciano, la legge e l'arbitrio, l'amicizia virile, la vocazione nomade e il desiderio di un focolare, la rudezza maschile e la gentilezza femminile - ma sono ammantate da una compiaciuta e strategica patina nostalgica. I fitti riferimenti ai capisaldi del genere (da "Fiume rosso" a "Sfida infernale" passando per un "Dollaro d'onore") intralciano ulteriormente il cammino di questo western fin troppo maturo e scafato, culminante in una convincente (e assordante) sparatoria che ribalta, grazie all'intervento inatteso degli abitanti di Harmonville, il finale coraggiosamente solitario di "Mezzogiorno di fuoco". Niente da dire sulle prove attoriali, peraltro messe a repentaglio da un doppiaggio equino, fatta eccezione per lo spaesato James Russo (lo sceriffo Poole), vistosamente fuori ruolo.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta