Regia di Giovanni Veronesi vedi scheda film
La sindrome della terza liceo è abbastanza diffusa nel cinema italiano. È la versione mediterranea delle college comedy o dei teen movie statunitensi. Esperienze amorose e sessuali e i tremori dell’età dello sviluppo (sociale). Dopo il pezzo di carta, il voto dell’esame finale, i primi innamoramenti da aspiranti adulti oltre a quale facoltà nella quale parcheggiarsi ci si chiede sotto un cielo di stelle (un topos che va e viene nelle storie sulle generazioni che crescono malvolentieri) che cosa accadrà. Le risposte possono essere confuse e il filo del discorso si perde spesso. L’orizzonte sembra là ma è invisibile. Intanto si “fuma” e si balla, si corre e ci si accapiglia, ci si stordisce e si gioca a pallone, si vive e ci si adatta, si vomita e si fanno le prove generali del futuro. Silvio Muccino, dopo Valerio Mastandrea e altri dei quali si sono già perduti i nomi nelle stagioni di ieri l’altro, è la persona più simile agli spettatori ai quali questa vacanza a Santorini (la Grecia è un’altra delle costanti poco originali di un cinema in cui i giovanotti del passato andavano a Ischia o sulla costa romagnola) è destinata. Viaggio premio più che viaggio iniziatico, vacanza temporanea, spogliatoio prima dell’incontro da disputare con l’avvenire. Matteo, Paolo e Manuel, usciti dalla scuola di Come te nessuno mai si preparano a dare gli ultimi baci e poi a cercare qualcuno che si ricordi di loro.
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