Regia di Gregory Ratoff vedi scheda film
Fin da quando la vidi per la prima volta in Casablanca, Ingrid Bergman divenne per me una sorta di mito personale, e credo che rimanga una delle attrici di maggiore fascino e talento della storia del cinema, memorabile nei film prodotti dai grandi studios hollywoodiani come nei film del "Neorealismo interiore" diretti da Rossellini, e in altre opere europee dirette da Renoir, Ingmar Bergman ecc. Anche lei, però, è incappata in qualche scivolone, e uno dei primissimi fu proprio questa "Famiglia Stoddard", un drammone strappalacrime eccessivamente caricato, tanto da scivolare più volte nel ridicolo. La Bergman interpreta una governante francese che si prende cura della famiglia di un vedovo, composta da quattro figli, in un momento difficile e alla vigilia dell'entrata in guerra: riuscirà a far innamorare di sè il padre, a risollevare la situazione economica e a cacciare un'intrusa che rischiava di mettere zizzania fra i figli. La regia è di Gregory Ratoff, che aveva diretto l'attrice nel suo primo film hollywoodiano Intermezzo, dell'anno precedente: qui i risultati sono inferiori, l'intreccio è spesso approssimativo e poco curato, tanto da ricordare quelli dei fotoromanzi, la regia non riesce a riscattarlo. La Bergman se la cava dignitosamente, anche se il suo personaggio è un pò troppo angelico, cosicchè a lasciare il segno è, forse, soprattutto Susan Hayward nel ruolo della "cattiva": ma anche il suo personaggio è sostanzialmente fumettistico e privo di spessore, quindi non parlerei certo di un'interpretazione da tramandare ai posteri (entrambe le attrici erano, comunque, molto giovani, nel pieno del loro fulgore fisico). Al loro fianco, nei panni dell'anziano capofamiglia, Warner Baxter, attore che aveva vinto un Oscar in una delle prime edizioni del premio, ma la cui stella era ormai tramontata quando fu girato questo film.
voto 5/10
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