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Storia del Giappone del dopoguerra raccontata da una barista

Regia di Shohei Imamura vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Storia del Giappone del dopoguerra raccontata da una barista

di sasso67
8 stelle

All'alba degli anni '70 il miglior cinema giapponese è in crisi: tanto per non citare che i più grandi, Mizoguchi è morto alla metà degli anni '50, l'ultimo film di Ozu risale al 1962 (e nel 1963 anche l'autore del Viaggio a Tokyo se n'è andato) e Kurosawa, dopo Anatomia di un rapimento (1963), ha realizzato Barbarossa (1965), il famoso «capolavoro programmato» ma non riuscito, e Dodes'ka-den (1970), gran bel film, ma pur sempre quello che ha spedito l'Imperatore sull'orlo del baratro: proprio il 1970 è l'anno del suo tentato suicidio. E allora, forse, è il momento per uno sforzo riflessivo e riepilogativo sugli ultimi 25 anni di storia del paese, dall'estate di Hiroshima e Nagasaki alle tensioni politiche e sociali che sfociano nelle aperte manifestazioni antiamericane, scatenate dalla guerra del Vietnam e dalla presenza invadente delle forze armate statunitensi sul suolo nipponico. Ecco, quindi, la storia giapponese del dopoguerra raccontata da quella che il titolo italiano definisce pudicamente come una barista, e che è a tutti gli effetti una donna moderna, una di quelle che ha infranto molti tabù del vecchio Giappone. Lo sta a testimoniare lo stesso fatto di essersi messa a nudo in questa lunga intervista, alla quale partecipano anche la madre, le figlie, l'ex marito e qualche amante del passato. "Madame Onboro" - come viene definita, dal nome di un bar che aveva acquistato - nasce in una famiglia di macellai (e infatti il film documentario di Imamura inizia con la mattanza dei bovini), arricchitisi con il mercato nero, si sposa giovanissima, lascia il marito che la sfrutta e la picchia, scappa di casa, trova lavoro come entreneuse, non esita a prostituirsi, passa da un uomo all'altro (spesso militari americani), partorisce tre figlie (due del marito e una di un marinaio yankee di colore) e pratica un aborto, gestisce un bar con annessa casa di piacere e alla fine, alla soglia dei quarant'anni, si sposa di nuovo con un marinaio americano di vent'anni più giovane e si trasferisce negli USA insieme a lui: ben determinata, comunque, a fare i soldi anche nella terra del capitalismo selvaggio e consapevole che le serviranno quando il coniuge si sarà trovato una compagna più giovane. Sullo sfondo, scorrono le immagini del Giappone: l'annuncio della fine della guerra, l'arrivo degli Americani, le epurazioni dei comunisti, le nozze dell'erede al trono, le proteste sindacali, le manifestazioni contro la guerra di Corea, la guerra del Vietnam e la presenza yankee nel paese. Un paese che, come la protagonista (raccontata quasi secondo la tecnica storiografica degli Annales e delle microstorie del nostro Carlo Ginzburg) di questo documentario, si è prostituito agli Americani per sopravvivere.

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