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Nowhere to Hide

Regia di Lee Myung-se vedi scheda film

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La recensione su Nowhere to Hide

di alan smithee
7 stelle

FAR EAST FESTIVAL 26 - FUORI CONCORSO

L'efferato omicidio di un pericoloso boss della malavita, sgozzato dinanzi ad una scalinata di Seul in un giorno di forte pioggia, fa sì che due posizioni dall'indole completamente differente, si impegnino con tutte le proprie forze a catturare il misterioso e cangiante killer che si è reso autore dell'efferato delitto.

L'indagine, complessa e lunga 72 giorni di serrate ricerche, impegnerà i due in modo completo al punto da portarli ad un passo dalla morte uno, e dalla follia l'altro.

Una lotta condotta allo stremo contro un nemico imprevedibile quanto astuto, il cui arresto diventerà più che un obiettivo, decisamente una ossessione.

Nowhere to hide, ovvero "nessun luogo ove nascondersi", comunica già dal titolo l'angoscia che il senso di responsabilità infligge ai due insoliti e diametralmente opposti tutori della legge, trasformandoli poco a poco in due individui ossessionati dalla missione che è capitata loro da risolvere, ed alle prese con un avversario praticamente imprendibile.

Al di là del racconto, enfatico ed anche in parte confusionario, esaltato da ralenti esagerati ma di sicuro effetto visivo, il thriller del regista coreano Lee Myung-se trascina lo spettatore entro un vortice di ritmo ed effetti scenici suadenti, ammalianti, che se da un lato rendono improbabile ed assurda ogni svolta narrativa, dall'altro pongono le basi per definire un genere che, proprio in Corea del Sud, troverà discepoli e seguaci, creando un vero e proprio genere e appassionati adoranti, e creando una concreta alternativa, decisamente antagonista, al cinema action hongkonghese ad effetto e tutto coreografie del maestro assoluto John Woo.

Il film di Lee Myung-se fu il primo gangster movie coreano ad ottenere una distribuzione cinematografica anche nel nostro paese, ricevendo premi e riconoscimenti in tutto il globo.

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