Regia di Akira Kurosawa vedi scheda film
VOTO 8/9 PASSIONALE (Tv 6 Dicembre 2010) La trasposizione cinematografica di Kurosawa de "L'idiota" di Dostoevskij, è un melodramma dalle forti tensioni emotive, raggiunte attraverso una regia magistrale. Primi piani insostenibili (ma anche movimenti di macchina e inquadrature da applauso), montaggio serrato, uso perfetto degli attori (i suoi attori), il grande regista nipponico gestisce la sceneggiatura e la messinscena in maniera perfetta. Nessun cedimento, un controllo assoluto e sotto la neve ed il gelo di Hokkaido (fotografata magnificamente sia negli onirici esterni che nei cupi interni) anche noi siamo trascinati in un turbine di emozioni e di passioni incontrollabili. Tutti i personaggi, tranne l'idiota/Kameda (l'elemento scatenante del meccanismo drammatico), si incontrano e si scontrano continuamente, in preda ad un'avidità sociale e sentimentale che li porterà inevitabilmente alla fine. "Ci sono due tipi di saggezza, quella importante e quella meno importante, ma ben poche persone lo capiscono" afferma Ayako, l'eroina della storia, l'eroina di Kurosawa per eccellenza, capace di una presa di coscienza decisiva e per questo salvata da una sorte avversa che accomuna gli altri tre protagonisti; Kameda è l'origine, lei invece il veicolo del messaggio d'autore (il grande finale propositivo come in "Vivere"). Tra relitti e traumi generati dalla guerra, il regista realizza quindi un'altra grande opera morale dove le soluzione al male ed alle tragedie umane, si trova, semplicemente, negli uomini stessi. Imperdibile
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