Regia di Aldo Fabrizi vedi scheda film
La prima parte del film fa venire alla mente Treno popolare (1933), esordio registico di Raffaello Matarazzo, mentre la seconda metà si sposta completamente sulla spiaggia, come il nucleo di Domenica d'agosto (1950) di Luciano Emmer e come tante commedie da spiaggia che si accumuleranno a partire da metà anni cinquanta, in concomitanza con il boom economico italiano. Ma qui alla vena popolaresca di un Fabrizi regista e mattatore sullo schermo si accostano il "disturbatore" Peppino De Filippo, la vittima designata Luigi Pavese (macchietta collerica come si richiede) e la verve linguistica surrealista di Tino Scotti. L'insieme si risolve in una blanda satira dei vezzi dell'italiano piccolobirghese in fuga dalla città in estate, verso il mito della vacanza al mare, senza granché di davvero innovativo o sconvolgente, ma con qualche momento divertente, a cominciare dagli intermezzi di uno scocciatissimo Fabrizi costretto a dialogare con lo scocciatore petulante Enrico Luzi.
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