Regia di Piero Regnoli vedi scheda film
4 episodi diretti senza troppo brio e con poche risorse dal prolifico Regnoli, nome di punta per numerose e stravaganti sceneggiature del cinema bis italiano. Al di là dell'intreccio giudiziario (in anticipo su certe commedie sexy di molto successive, tipo 40 gradi all'ombra del lenzuolo) il film può almeno contare su un cast di tutto rispetto.
Tardo medioevo. Al tribunale di Gubbio quattro donne vengono giudicate contemporaneamente, in un'unica sessione poiché "lo spirito del crimine (da loro compiuto) è identico".
Una suora (**1/2)
La giovane Tessa (Angela Covello) è costretta a prendere i voti diventando così suor Angelica, ma non ha alcuna intenzione di rinunciare alle attenzioni del fidanzato Righetto (Franco Agostini). Almeno è quello che lascia intendere al suo ragazzo, invitandolo a incontrarla presso il convento. Sfruttando le finestre con inferriate, Righetto può congiungersi a lei dall'esterno, senza vedere in volto l'amata, stando saldamente ancorato a un cornicione. Siccome Angelica si è invaghita di un bel vescovo, agli incontri "intimi" con Righetto fa partecipare varie consorelle.
La truffa (**)
Moglie di un ricco banchiere (Fausto Tommei), Eugenia (Shirley Corrigan) suggerisce al marito di assumere il suo amante - Bitto (Tony Kendall Bitto) - da affiancare per le faccende di casa alla serva Lisa (Orchidea De Santis). In realtà Bitto e Lisa intendono sfruttare il contesto per ricattare il banchiere, inscenando in famiglia un adulterio compromettente.
Quattro mogli (**1/2)
Invece di trascorrere le nottate con le rispettive mogli, quattro mariti passano la maggior parte del tempo giocando a carte e ad approfittare delle grazie di una cameriera sordomuta (Enza Sbordone). Quando una delle spose scopre l'inganno informa le altre: le mogli pensano così di sostituirsi alla sordomuta finendo per soddisfare, ampiamente, i loro appetiti sessuali.
Il miracolo (**1/2)
Sposata a un geloso e prepotente marito, Bettina (Rosemarie Lindt) si concede a un frate questuante (Tony Kendall) con il quale organizza una via di fuga: fingendo di essersi gettata in un pozzo, Bettina si fa ospitare in convento a patto di fare sesso con un frate diverso ogni giorno della settimana. Rimasta incinta, i religiosi organizzano il ritorno a casa di Bettina simulando, presso il pozzo, il miracolo della resurrezione.
A conclusione del processo il giudice assolve le imputate perché, a suo dire, la loro è stata una naturale reazione ai comportamenti irrispettosi e maschilisti dei relativi mariti.
Quattro episodi sviluppati sullo schermo senza troppo ritmo, castigati per via della pressante vigilanza della censura e girati con poche risorse economiche dal prolifico Piero Regnoli, saltuariamente regista ma in realtà nome di punta per numerose e stravaganti sceneggiature del cinema bis italiano. I titoli di testa indicano che la fonte da cui Regnoli ha tratto spunto è quella dei "Ragionamenti" di Pietro Aretino. L'intreccio giudiziario anticipa una cornice che verrà molto sfruttata in successive commedie sexy antologiche tipo 40 gradi all'ombra del lenzuolo (Sergio Martino, 1976) o Zucchero miele e peperoncino (Sergio Martino, 1980), mentre il film può almeno contare su un cast di tutto rispetto soprattutto per quel che riguarda il versante femminile, composto dalla stupenda Angela Covello, dalla sempre graziosa e affascinante Femi Benussi (qui doppiata con pronuncia bolognese!) e dalla teutonica Rosemarie Lindt. Buono il reparto tecnico: colonna sonora affidata a Nico Fidenco, fotografia di Fausto Zuccoli e trucco a cura di Emilio Trani. I giochi proibiti de l'Aretino Pietro è ben diretto da Regnoli e si pone nella media del filone decamerotico concentrato nel biennio 1972/1973, tra l'altro contraddistinto dalla presenza di attori e d'attrici che frequenteranno il boccaccesco in tutti le sue declinazioni. Breve comparsa di Tiberio Murgia nei panni di uno dei quattro mariti accaniti giocatori, insensibili alle necessità coniugali delle mogli, capeggiati dal sempre simpatico Pupo De Luca. L'episodio della "miracolata", era già stato trattato sia da Mino Guerrini nel Decameron n° 2 - Le altre novelle del Boccaccio (1972), una delle prime produzioni del genere imbastite per sfruttare il successo del più erudito Decameron (1970) di Pasolini; sia da Mino Guerrini in Gli altri racconti di Canterbury (nel quinto episodio intitolato Olimpia e il convento).
Curiosità
Al termine del film compare la didascalia "Così rimase l'Aretino Pietro", uno dei titoli alternativi con il quale, stando all'esistenza di un manifesto cinematografico, a suo tempo è apparso nelle sale cinematografiche I giochi proibiti de l'Aretino Pietro.
Critica
"Ad aprile del 1972, il 18, la Parf Cinematografica di Boetani e Collura iniziava (interni De Paolis, esterni a Gubbio) la lavorazione di quello che allora si intitolava Di Pietro l'Aretino si racconta e che diventò Così rimase l'Aretino Pietro, che appariva sulla prima versione delle locandine e anche nelle copie del film è rimasto, ma che, almeno nei cartelloni definitivi, fu sostituito con I giochi proibiti de l'Aretino Pietro. Il regista era Pietro Regnoli, che in cinema si firmò Piero e che godeva di lunga esperienza sì dietro la macchina da presa (era stato anche aiuto di Freda in I vampiri), ma che di base fu soprattutto, da un certo momento in avanti, sceneggiatore. Questo suo decamerone, da premettersi subito, è rilevante nel genere. Primo, perché possiede una dignità generale cospicua, che balza all'occhio sia come regia, appunto, sia nella direzione degli interpreti, sia nella solidità della struttura. Può anche darsi che la produzione di Botani e Collura abbia avuto un peso - e infatti, non a caso, è avvicinabile all'Ultimo Decamerone (aka Decameron nº 3 - Le più belle donne del Boccaccio, n.d.r.) di Alfaro. Poi, tutt'altro che dettaglio irrilevante, schiera una serie di donne, non solo bellissime, ma anche incredibilmente simpatiche, alcune delle quali erano già nel film di Alfaro: Angela Covello e Femi Benussi, alle quali si aggiungono Shirley Corrigan, Orchidea De Santis e una magnifica Rosemarie Lindt, come protagoniste, e Paola Corazzi, Enza Sbordone, Isabelle Marshal(l), Rosita Torosh, Marlene Rahn e Adler Gray. La scena che funge da cornice è il processo, intentato in quel di Gubbio, a quattro donne (Covello, Benussi, De Santis e Lindt), le quali, in vincoli, sono condotte di fronte al giudice Gino Cassani, chiamato a decidere dei loro reati, che poi è uno soltanto: l'infedeltà. (...) Il film di Regnoli ha scontato una scarsa diffusione dopo il periodo delle sale e questo, purtroppo, ha remato contro tutto l'apprezzamento che si merita. Al pari con il decamerone di Alfaro e anche con qualcosa di più, perché audacia e grevità sono ben bilanciate e la forma curata colpisce. (...) Esistette una french version intitolata Contes erotiques ou La sexologie de Pierre l'Aretin, distribuita il 12/07/1973. Manca il reperto, quindi nulla si può argomentare. Il metraggio francese sarebbe comunque inferiore a quello italiano, che dice tutto e niente, perché eventuali rinforzi potevano coesistere con tagli in parti innocue."
(Davide Pulici, Michele Giordano, Manlio Gomarasca e Roger A. Fratter) [1]
"Piero Regnoli alla regia. Dopo averne scritti tanti, di decameroni e di altro. Per Tony Kendall, su Cine 70: «era la gentilezza in persona, un gentiluomo, di un'educazione straordinaria, non gridava mai, sempre accomodante, sempre lì a scrivere. [...] Io lì faccio frate Luce e quando si prega tutti insieme, in mezzo a noi c'è un frate nero, che ogni tanto, non si sa perché, va via, poi ritorna e va via un altro, finché la moglie del sindaco non rimane incinta, il sindaco fa una festa e 'sto bambino nasce nero. C'era Orchidea, c'era Femi Benussi e tante altre, una più bella dell'altra...». A furia di scrivere novelle, però, qualche sbaglio si fa. Perfino Gareth Jones, su Monthly Film Bulletin nota che il terzo episodio (refuso nel testo originale essendo in realtà il quarto episodio, n.d.r.), Il miracolo, è identico, come storia, a un episodio del precedente Gli altri racconti di Canterbury di Mino Guerrini. «Anche tutto il resto è un po' una ripetizione, ma alla fine sembra meglio del solito: bei costumi, bei colori, belle locations umbre. E le donne sono ancora più belle quando sono svestite». Per l'anonimo critico de La Sicilia è «un film condotto da Piero Regnoli con molta semplicità, che riesce a mettere a nudo (letteralmente) le nascoste qualità (nascoste finché esse sono vestite) delle interpreti». Passato in censura il 5 ottobre 1972. Vietato ai minori di 18 anni. Girato a Gubbio in esterni e in interni alla De Paolis. Uscito in Francia come Contes érotiques ou La sexuologie de Pierre L'Aretin, in Brasile come Histórias Eróticas, in Inghilterra come Tales of Erotica. Frase di lancio: «...alfine l'homo assai furbetto le belle e nude dame si portò a letto...». Prima: Roma 25 novembre 1972."
(Marco Giusti) [2]
Visto censura [3]
La commissione di revisione cinematografica impone alla produzione di eseguire tre tagli:
1) eliminazione di tutte le inquadrature relative al primo episodio le quali mostrano le monache nell’atto in cui sollevano le gonne con i glutei rivolti verso le inferriate ove trovasi all'esterno Righetto che si unisce con loro more pecorum, lasciando la sola inquadratura iniziale;
2) eliminazione nel terzo episodio delle inquadrature che riproducono in primo piano il volto della sordomuta e delle altre donne che la sostituiscono nell'atto in cui esprimono godimento sessuale e movimento;
3) alleggerimento della scena che mostra il marito mentre esamina la moglie per controllare l'integrità della cintura avanti e di dietro dopo che detta moglie si è sollevata la gonna.
In data 5 ottobre 1972, poiché il produttore sostiene l’impossibilità scenica di adempiere totalmente al terzo taglio, la commissione dispone che la sequenza venga accorciata anziché eliminata, effettuando una riduzione pari a metri 2,50. Quindi, "per le numerose scene erotiche (…) controindicate alla sensibilità dei minori", il film ottiene visto censura n. 60828 potendo circolare nelle sale cinematografiche con divieto di visione ai minori di anni 18.
Metri di pellicola accertati: 2850 (104' ca a 24 fps).
Sinossi estratta dal verbale allegato al nulla osta
"In Gubbio ha luogo il processo a carico di quattro donne, tutte imputate dello stesso crimine: infedeltà e scandalo pubblico. Apprendiamo le singole storie dall'esposizione dei fatti tramite la Pubblica Accusa. La prima di esse riguarda suor Angelica, una novizia che, per spodestare dal suo trono la badessa dal convento, coinvolge tutte le suore badessa compresa in uno scandalo, architettato con l'inconsapevole collaborazione del proprio ex amante. Raggiunge lo scopo, ma a pagarne le spese è appunto il povero ragazzo, che finisce per rompersi lo ossa precipitando dal terzo piano del convento. La seconda imputazione riguarda Lisa, una cameriera priva di scrupoli, la quale, in coppia col suo uomo, organizza una serie di ricatti ai danni del proprio datore di lavoro e della sua romantica moglie, finendo però dall'essere surclassata dallo stesso complice, che resta l'unico vincitore. La terza vicenda narra l'intrigo ordito da quattro mogli, trascurate e tradite dai propri mariti, per rendore la pariglia agli infedeli consorti; ed infine la quarta storia ci racconta il dramma di Salvatore e della sua assurda gelosia, definitivamente curata dall'intervento miracolistico di frate Luce, uno strano tipo di questuante dall'aria falsamente francescana. Al termine dell'esposizione, il Giudice emette il verdetto. Che è poi quello, salomonico, di condannare le quattro belle donne a vivere in perpetuo nella sua casa, in comunione di corpo e di spirito."
NOTE
[1] "Chiavi in mano - Novelle proibite di donne svestite" (Nocturno libri), pag. 78 - 80.
[2] "Dizionario Stracult della commedia sexy" (Bloodbuster), pag. 226.
[3] Dal sito "Italia Taglia".
"Le donne tradiscono quando stanno male, gli uomini quando stanno bene."
(Filippo Facci)
I giochi proibiti de l'Aretino Pietro (Piero Regnoli, 1972)
F.P. 27/08/2023 - Versione visionata, cut di quasi 10 minuti, in lingua italiana (durata: 88'28")
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