Regia di Piero Regnoli vedi scheda film
Senza entrare nel merito di un film che col pretesto di Pietro Aretino cerca di sfruttare biecamente il successo del filone decamerotico, bisogna dire che questa vera e propria ciofeca in pellicola cinematografica non fa mai ridere né, a dispetto dell'avvenenza fisica delle protagoniste femminili, regala mai un qualsiasi fremito erotico. Questo film di Piero Regnoli è un prodotto desolante, purtroppo non isolato e rappresentativo di un certo modo di intendere il cinema nel nostro paese per un lungo periodo degli anni settanta: una cinematografia spesso fondata sull'unico scopo di sfruttare un filone potenzialmente redditizio con produzioni da quattro soldi basate su sceneggiature pressoché inesistenti. Questo è uno dei peggiori sottoprodotti di questo sottogenere. L'ultimo episodio è quasi dignitoso; sugli altri, meglio stendere uno spesso velo pietoso. Da dimenticare assolutamente il povero Tiberio Murgia (già glorioso Ferribotte dei "Soliti ignoti"), costretto a parlare con accento livornese. (12 gennaio 2008)
Durante il Cinquecento, un tribunale di Gubbio processa quattro donne accusate dai loro uomini di reati inerenti alla sfera sessuale.
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