Regia di Sergej M. Ejzenstejn vedi scheda film
Uscito nelle sale sovietiche nel 1925 e fortemente voluto dalla macchina della propaganda politica per commemorare il ventennale della Rivoluzione Russa del 1905, "La corazzata Potëmkin" è il secondo lungometraggio nonchè il più famoso di Sergej Michajlovic Ejzenštejn, regista tra i più influenti e importanti della storia del cinema. La trama è ispirata all'ammutinamento dei marinai della Potëmkin avvenuto realmente il 26 Giugno del 1905 al largo di Odessa a causa di una questione di cibo avariato e presto sfociato in una rivolta nella città portuale. Il film è considerato a ragione uno dei massimi capolavori della storia del cinema, merito della regia spettacolare di Ejzenštejn e del suo uso innovativo e di forte impatto scenico ed emotivo del montaggio. Divisa in cinque atti, la pellicola ripercorre la vicenda passo per passo romanzandola opportunamente, dalla rivolta sul ponte della nave da parte degli oppressi marinai contro i crudeli ufficiali al confronto risolutore con la flotta zarista, passando per lo sbarco ad Odessa, l'incontro con gli abitanti della città (solidali con i marinai) e la sanguinosa repressione contro gli stessi attuata dai cosacchi, alternando scene di spietata ferocia ad altre di eccezionale solidarietà, fratellanza e umanità che celebrano il moto di uguaglianza e libertà sgorgato in quell'anno fondamentale per la storia russa, un avvenimento che ha gettato i semi germogliati poi dodici anni dopo nella Rivoluzione di Febbraio e i cui frutti sono definitivamente maturati nella Rivoluzione d'Ottobre. La regia di Ejzenštejn è imponente e, grazie a un montaggio altrettanto intenso e a un uso efficace della colonna sonora, riesce a produrre una costante tensione nello spettatore, grazie anche a una direzione sapiente delle scene di massa e a un coinvolgimento emotivo che non viene mai a mancare. Molte le scene memorabili a cui si assiste: da quella dell'ammutinamento all'arrivo della salma del marinaio Vakulincuk (il primo a ribellarsi) a Odessa in mezzo alla commozione degli abitanti, dalla celeberrima scena della sparatoria sulla scalinata al confronto della Potëmkin con la flotta dello zar che si rifiuta di affondarla, in un incedere drammatico che non lesina immagini di una certa crudezza. Un'opera di immenso valore storico e culturale, troppo spesso vittima del pregiudizio scaturito dalla altrettanto famosa battuta di Paolo Villaggio ne "Il secondo tragico Fantozzi" e da una (errata) percezione di anacronismo causata dall'ignoranza e faciloneria del pubblico attuale, ormai rabbonito dal consumismo e dall'arrivismo della società odierna che hanno deteriorato agli occhi dei più un periodo storico foriero di idee e moti rivoluzionari e che andrebbe studiato senza demonizzazioni e pregiudizi.
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