Regia di Sergej M. Ejzenstejn vedi scheda film
Fantozzi ha irreversibilmente mutato la percezione che il pubblico italiano ha di questo film; ed è un peccato, perché non è la mattonata che molti si potrebbero aspettare, né per la lunghezza (nessuna delle varie versioni supera i 90’) né per il contenuto. Anzi, ci si appassiona: qui c’è la nascita di una rivoluzione come spontaneo e inarrestabile movimento di popolo, senza capi né gregari, tutti uguali e solidali tra loro; sembra di vedere sullo schermo i primi capitoli de La fattoria degli animali di Orwell, con la sua forza utopica ancora intatta. Certo, si tratta di un’opera di commissione per celebrare il 20° anniversario della fallita rivolta del 1905, ma quasi non si nota (solo il marinaio Vakulinciuk, quando arringa i compagni, somiglia un po’ a Stalin da giovane): si era in un’epoca in cui veniva ancora incoraggiata una certa libertà espressiva, e Ejzenstejn ne fa il migliore uso possibile. La scena finale, in cui la nave passa indenne tra la flotta zarista issando la bandiera rossa al grido di “fratelli!”, farebbe diventare comunista pure Berlusconi. Con buona pace di Fantozzi, siamo a un livello decisamente superiore rispetto a Giovannona Coscialunga, L’esorciccio e La polizia si incazza.
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