Regia di Giulio Questi vedi scheda film
Il bandito messicano Hermano (Tomas Milian), viene tradito dai suoi soci dopo una rapina e lasciato in fin di vita. Riuscito a riprendersi, li insegue per vendicarsi. Li ritrova in uno strano villaggio dove i bigotti abitanti sono piu' crudeli dei banditi stessi. Curioso cineasta Giulio Questi. Dopo tre film a episodi in co-regia con altri colleghi, nel 1967 con SE SEI VIVO SPARA realizza il primo film tutto suo. L'anno dopo ci sara' il giallo sperimentale LA MORTE HA FATTO L'UOVO, mentre nel 1972 l'esoterico ARCANA, dopodiche' chiudera' col cinema per dedicarsi alla televisione. L'opera che mi appresto a recensire e' divenuta ormai (inspiegabilmente) oggetto di culto, con grandissimi problemi di censura all'epoca per le numerose scene violente e citata anche dal solito Tarantino in KIL BILL VOL.2. Che si tratti di uno spaghetti western non convenzionale (non certo nella trama) e' un dato di fatto, ma non basta certo questo a farne un'opera valida. A me e' sembrato, in due parole, pessimo e pretenzioso, con buona pace per i suoi numerosi estimatori. Di materia c'è ne' tanta: dagli abitanti del villaggio avidissimi e bigotti, a un proprietario terriero con il suo esercito di bizzarri pistoleros dall'equivoco orientamento sessuale, e c'e' spazio anche per un'omaggio (o scimiottatura?) al romanzo gotico JHANE EYRE di Charlotte Bronte, infatti compare il personaggio di una ragazza pazza e piromane tenuta segregata in casa da suo marito. Purtroppo, anche con tutti questi ingredienti, serpeggia la noia. Interminabile la sparatoria fra Tomas Milian e Piero Lulli, con pistole che sparano all'infinito e non si scaricano mai. Non va meglio per la recitazione, complessivamente mediocre, e spiace dirlo, vale anche per Milian, mai cosi' inespressivo. Per le numerose scene violente, tra cui un'uomo scalpato vivo, il regista pare si sia ispirato alla sua esperienza che ha vissuto in guerra, quando da partigiano combatteva contro i nazi-fascisti, ma qui purtroppo la violenza risulta essere assolutamente compiaciute e gratuita, col solo scopo di impressionare il pubblico dell'epoca. Tanta materia dicevamo, anzi troppa e male amalgamata. A questo punto, se si cerca qualcosa di nuovo o controcorrente in un genere come lo spaghetti-western, piuttosto avaro in fatto di originalita', molto meglio lo psichedelico MATALO di Cesare Canevari del 1970.
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