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Se sei vivo spara (Oro Hondo)

Regia di Giulio Questi vedi scheda film

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La recensione su Se sei vivo spara (Oro Hondo)

di alan smithee
8 stelle

TFF 32 - AFTER HOURS - GIULIO QUESTI

locandina

Se sei vivo spara (Oro Hondo) (1967): locandina

L'avidità scatenata dalla febbre dell'oro: uno spaghetti western unico, irresistibile, che crea in sala scene di ilarità e divertimento totali, risate a scena aperta come non succedeva da tempo. E più che la storia del film, risibile e scritta in due giorni, è stato splendido ascoltare dal regista la genesi di questo suo esordio folgorante.

Il regista Giulio Questi, in sala al Massimo 2 per la presentazione di "Se sei vivo spara"

 

Impegnato a scrivere una complicata ed ambiziosa sceneggiatura thriller a base di omicidi, pollame e uova (si parla della genesi del suo secondo film di cui parleremo tra poco), Questi ed il suo abituale collaboratore vengono contattati da uno spiantato produttore agli sgoccioli, affinché i due scrivano di getto una sceneggiatura per uno dei tre western che lo stesso si è impegnato a girare nei mesi a venire: dei tre uno deve partire subito altrimenti i finanziamenti vengono ritirati.

Ed ecco che i due sceneggiatori mettono da parte le galline ed il giallo e cominciano a tirar giù un bozzetto di sceneggiatura con le tipiche situazioni da western: una diligenza da rapinare, piena d'oro proveniente dalle cave e scortata dall'esercito: dei banchi e dei messicano che riescono ad impadronirsene; poi i bianchi uccidono i mex e si prendono l'oro, rifugiandosi in una crepuscolare cittadina, i cui abitanti però li uccidono prendendosi l'oro. Peccato che uno dei messicani uccisi in realtà sia sopravvissuto, e che torni in città per riprendersi il bottino.

Pochissimi soldi, l'Almeria spagnola troppo cara persino per sostituire l'Arizona e dunque la scelta di girare le scene del deserto in una cava abbandonata in Spagna. Nel film si vedono chiaramente i segni delle ruspe che hanno livellato una pietraia che tutto sembra fuori che Far West.

Tomas Milian eroe messicano con valori, tutti gli altri scaltri ed assassini destinati a morire. Sangue rosso pittura a fiumi, uno scotennamento da delirio che suscita svenimenti e blocca in Italia una pellicola che all'estero furoreggia; un bello e giovanissimo Ray Lovelock che diviene preda sessuale e bocconcino anelato da un mucchio selvaggio di tex-mex allupati “che sembrano i genitori dei Village People” (citazione letterale ed azzeccatissima di un commento a caldo di GianniSV66); Marilù Tolo che scimmiotta una canzone ma è completamente fuori sincrono, un pappagallo irresistibile a cui il cattivissimo Sorro (ahahah) dà da bere wisky e lui iettatore gli parla prevedendo un lugubre “morte tua” gracchiato come una cantilena;

e ancora Milian legato e mezzo nudo ad affrontare tre animali terribili: la lucertola della palude (è una innocua iguana) dei pipistrelli minacciosi (manco riescono a camminare e fanno pure tenerezza) ed un serpente che Questi si dimentica di far vedere, e l'eroe fino ad ora coraggiosissimo cede e spiffera tutto riguardo a dove si trova l'oro (il cimitero, il cimitero). E chissà cos'altro in un delirio che ci fa star male dar ridere e ci procura una delle serate più divertenti in una sal cinematografica da molti anni.

Una genialata, forse involontaria, dovuta alla fretta, ma pur sempre un colpo di genio. 

Per me uno dei più geniali, divertenti (e scalcinati) spaghetti western mai girati.

 

 

 

 

 

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