Regia di Giulio Questi vedi scheda film
Questo western all'italiana, diretto da G. Questi dopo esperienze da documentarista e regista di episodi di film collettivi, è una delle migliori ed estreme propaggini del genere.
Se sei vivo spara - Oro Hondo rivela già dall'inizio una concezione registica che cerca una sua cifra distintiva all'insegna di una visionarietà quasi barocca che fa da tramite fra sogno e crudo realismo, ma spesso così evidenziato da rivelare volutamente la sua finzione (non stupisce quindi la futura influenza su un tal Quentin Tarantino) non fine a se stessa, ma funzionale alla rivelazione esplicita e grottescamente calcata e aggressiva delle psicologie, per cui la violenza non mira a titillare i bassi istinti, ma tende piuttosto a scudisciarli, dopo averli provocati (Callisto Cosulich).
Non c'è qui solo uno stile dal montaggio repentino (curato da Franco Arcalli, anche cosceneggiatore assieme a Questi e Maria del Carmen Martinez Roman) e da un'atmosfera brulla, scabra e malsana in cui l'arrivo dei banditi al villaggio perverso e avido ricorda situazioni da film horror, nonostante la presenza della luce per la maggior parte della pellicola, ma c'è anche una originalità nella storia nonostante i riferimenti al "capostipite" leoniano Per un pugno di dollari. Infatti, dopo circa il primo quarto del film che disorienta nella sua veloce soluzione come preludio a un altro film (gli altri tre quarti, che d'altra parte continuano il disorientamento per la non aderenza alle regole), vengono alla mente gli ammiccamenti (stravolti) a Leone tramite le situazioni in cui si trova il mezzosangue Hermano (grande T. Milian), a volte da una parte, a volte da un'altra e un'altra ancora, un po' per caso e un po' per scelta o incapacità (altre differenze dal modello), o per mezzo delle varie opposizioni a causa dell'oro rubato dai banditi (capeggiati da un trucido P. Lulli) che tra l'altro hanno all'inizio uno scontro al fiume con dei soldati.
Il film ebbe diverse noie con la censura, vista la forte violenza, la quale si abbina in modo ironico e mordace alla esplicita carica critica della società moralistica e ipocrita del villaggio, peggiori ancora dei banditi traditori nei confronti di Hermano che torna da una presunta morte, personaggio un po' mascalzone ma in fondo dotato di sensibilità e calibrata compassione (tratteggiato anche con valenze cristiche e con una spiccata carica erotica), come nei confronti del giovane efebico Evan (Ray Lovelock), rapito dalla banda, sadica e dagli splendidi costumi neri, di Zorro (R. Camardiel) come riscatto per l'oro e che diventa oggetto del desiderio sessuale (in una sequenza che ammicca soltanto alle loro attenzioni in modo comunque evidente) e con cui però si allude anche ad una sotterranea attrazione tra Evan ed Hermano stessi, oppure nei confronti di Elizabeth (Patrizia Valturri), moglie segregata dell'avaro Ackerman (Paco Sanz, alias Francisco Sanz), rivale di Bill Tembler (M. Quesada), "scandalosamente" convivente della cantante Lori (M. Tolo).
Chi sa che non abbia influenzato anche Alejandro Jodorowsky...
Ps: guardatelo per maggiore cognizione di causa, dato che alcuni testi al riguardo sciorinano una sfilza di piccole ma strane incongruenze sulla trama, dal dizionario Mereghetti al libretto che venne allegato all'uscita in edicola, persino da parte dei "soliti" Roberto Curti e Tommaso La Selva in Sex and Violence.
8 1/2 per il coraggio, la forza, il fascino, la cura formale, le idee e l'impegno.
http://www.youtube.com/watch?v=ZTb-8xFArsk&feature=related
Bella colonna sonora dell'ungherese Ivan Vandor, abilmente melodica o dalle atmosfere sinistre e percussive, autore noto per la composizione atonale Cronache e membro del Gruppo di Improvvisazione Nuova Consonanza, come Ennio Morricone.
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