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Big Fish. Le storie di una vita incredibile

Regia di Tim Burton vedi scheda film

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GIMON 82

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La recensione su Big Fish. Le storie di una vita incredibile

di GIMON 82
10 stelle

Il meno "burtoniano" dei film di Burton è un suggello di memorie e fantasie di un uomo all'ormai crepuscolo vitale.Il regista di Burbank attinge a piene mani dall'8 e mezzo felliniano sopratutto nel fantastico finale riempiendo i nostri occhi  di vivo colore.Una novita' nel suo cinema,fatto di buio e gotico dove i mondi posticci erano posti cimiteriali dove scorrevano tagliatori di teste,fantasmi dispettosi,freak solitari.Un regno di assuefazione al tetro,ma gradevole nell'innocente candore,una contraddizione tipica nel "burtoniano" dove i MOSTRI divengono NOSTRI.Big Fish è invece la quintessenza del "colore" e della memoria,al centro vi è Edward Bloom,cantastorie e simpatico fregnacciaro,un Manuel Fantoni dal tocco fantasy.Edward ha un figlio di nome Will con cui ha un rapporto tormentato,quando sara' alla fine dei suoi giorni ci sara' l'occasione di un ultimo incontro,in una catarsi di ricordi,emozioni e fantasie che riallacceranno questi due "sconosciuti" che si conoscono bene.La metafora dell'uomo Bloom ha il suo scrigno nella frase: "A furia di raccontare le sue storie,un uomo diventa quelle storie,esse continuano a vivere dopo di lui e diventano immortali".Big Fish è dunque una "fiera del ricordo" e della fantasia,un luogo della memoria che vive nella mente di Bloom e pervade le vite altrui.Tim Burton ci offre un ritratto agrodolce del rapporto complesso tra un padre e un figlio,facendo cio' si dimentica di cimiteri,freak e mostri donandoci la cosa a lui piu' congeniale:le fantasie umane.Burton con Big Fish ci lancia un messaggio subliminale e cioe':le fantasie aiutano a vivere meglio e sopratutto a sognare.Un proclamo intimo e personale detto da Burton con un tocco geniale che per l'occasione diventa emozionale.Tutto cio' è comunque parte dell'intimita' del regista che gira questo film a ridosso di un lutto personale ovvero la morte del padre che lo aveva profondamente segnato.Partendo dal suo intimo piu' profondo il regista ci regala una galleria multiforme e colorata di personaggi,luoghi e situazioni reali e surreali creati da una mente fervida e piacevolmente egocentrica che è quella di Edward Bloom.Big Fish è un intercalare di immagini,profumi e colori attraverso un America trasognata con un personaggio pittoresco al suo centro,un "Big fish" imprendibile che sguazza nella sua memoria invadendo lo spazio vitale altrui.Burton gira cosi' un opera compatta e solida nella regia e nella sceneggiatura,in una fotografia calda e colorata,ovvero la nemesi del cinema di Burton assimilata dall'egregia performance di Albert Finney.Analogicamente "Big fish" è un enorme carnevalone della vita che somiglia all'8 e mezzo di Fellini,in una sequenza di sogni ricordi ed emozioni che entrano nella vita stessa miscelando il reale all'irreale.La teoria delle fantasie umane secondo il maestro riminese si sposa bene col pensiero di Burton:oltre alla nostra percezione realistica vi è un luogo dell'inconscio dove vive e gioca il nostro bambino,un luogo onirico di immagini e forme surreali che oggi divorati dallo stress abbiamo dimenticato di possedere.Quel luogo della nostra mente è sempre vivo e inattaccabile ad ogni dubbio o paura e Big Fish con le storie incredibili di Bloom ci insegna che  le nostre fantasie ci aiutano a crescere e sopratutto a vivere meglio.Will impara questa lezione di vita da un padre "sconosciuto" e morente,il mondo delle nostre fantasie è un qualcosa da portare in un "cassetto" personale sempre con se,proprio come Edward Bloom o Big Fish........

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