Regia di Tim Burton vedi scheda film
Non inganni la vastità dei personaggi di fantasia e l'assurdità fiabesca delle strampalate situazioni del film, nè il discreto dispiegamento di effetti speciali: non è (solo) un film per bambini. E' un film sull'importanza della memoria, della continuazione della vita attraverso le opere lasciate ed i figli generati; sull'inevitabile confronto fra realtà e fantasia che, tesi peculiare del lavoro e decisamente opinabile, spesso e volentieri coincidono senza problemi. Quanto invece pare davvero a ridosso del terrorismo psicologico è l'assunto per il quale sarebbe meglio una menzogna ricamata della noiosa realtà: ciò sta a significare che la vita è talmente orrenda che non si può che cercare di nascondersene, fuggirne riparando nel mondo parallelo della frottola e dell'ipocrisia - le tesi estreme hanno sempre qualche punto fallace, del resto. Rimane indubitabile il fatto che il finale di Big fish farebbe piangere persino Hitler; ma per arrivarci bisogna sopportare due ore di fiabetta spettacolare quanto noiosa: metà e metà.
Un vecchio che ha la passione di raccontare storie sta morendo. Il figlio miscredente va a trovarlo e ripercorre l'epopea delle frottole inventate dal padre nella (e sulla) sua vita: di quando aveva come amico un gigante deforme, di quando lavorava nel circo diretto da un lupo mannaro, una rapina in una banca vuota, un'auto su un albero, una pianista dalla casa pericolante e via dicendo. Al funerale del padre però tutti questi personaggi assurdi compaiono a celebrarlo.
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