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Big Fish. Le storie di una vita incredibile

Regia di Tim Burton vedi scheda film

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JOHN MATRIX

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La recensione su Big Fish. Le storie di una vita incredibile

di JOHN MATRIX
8 stelle

Su questo film di Tim Burton si è scritto molto. Personalmente lo trovo un film entusiasmante e fuori dal comune, una storia che deve anche trovare tempo per "decantare" nello spettatore, appena uscito dal cinema.
Sono sempre stato anche prima di Big Fish un estimatore del regista, riconoscendo nel suo modo di fare cinema un tocco personalissimo, tendente a tonalità "gotiche, scure, favolistiche".
Un tocco perso forse solo in alcuni episodi come "Il Pianeta delle scimmie".

Big Fish, riprende una storia simile al premiato "Le invasioni barbariche", anche esso un gran film, dai grandi temi, ma sicuramente trattati in maniera più esplicita che nel film di Tim Burton.
Un padre di famiglia è morente, e al suo capezzale accorrono i suoi cari: moglie figlio, ecc...
Il contrasto tra padre e figlio è presente in entrambi i film e fa da filo conduttore.
Edward Bloom, il padre protagonista in Big Fish, ripercorre la sua vita narrandola con storie fantastiche, come ha sempre sostenuto, in cui non si percepisce dove realtà e fantasia hanno un confine. Il figlio, che lo ascolta, è invece nauseato dai racconti del padre subiti fin dall'infanzia, dove si susseguono giganti, pesci sproporzionati, streghe, azioni militari impossibili, ecc...

E' un film destinato a dividere in due lo spettatore: o si è dalla parte del padre, e quindi della fantasia anche a costo di perdere credibilità, o si è dalla parte del figlio, quindi perplessi da cosa avremmo visto, votati più a sapere la concretezza dei fatti.
Edward da giovane, interpreto da Ewan McGregor, una volta guarda pure in macchina (per il linguaggio filmico questo equivale a parlare direttamente allo spettatore) proprio per cercare di convincere e chiedere a noi "allora da che parte stai?".
Ma il finale del film, anche per lo scettico a giganti, licantropi buoni, e tutte le storie colorite inventate e sostenute strenuamente per tutta la vita dal padre morente, sarà riconciliatore per i due tipi di spettatori. Il messaggio che porta è potentissimo: un inno alla fantasia, unico antidoto per superare il grigiore che uccide la mente e la monotonia che può prendere la nostra vita (Burton girò questo film mentre suo padre stava morendo). Non importa se un aneddoto è stato gonfiato, perché il messaggio in se è importante e va preservato. Il suo messaggio equivale a sogni, a principi morali, alle lotte personali della persona che lo narra.

Tra il sacro e il profano potremmo dire anche che gli aneddoti presenti nella Bibbia potrebbero essere anche non de tutto veri, ma il loro messaggio è sicuramente da preservare, potentissimo. Eterno.
E nel cinema uqualmente. Lo dice anche un grande regista come Truffaut quando impersona se stesso in "Effetto notte": "la nostra vita privata è problematica lo sappiamo, creiamo qualcosa che si elevi sopra questa: una storia, il cinema". Ci vuole una fiaba nella vita di ognuno.

Le scene memorabili in Big Bish sono innumerevoli. Delicatissime e poetiche. Ricordo tra tutti quella di Edward nel campo di asfodeli (dei fiori gialli), Jessica Lange che si sdraia nella vasca insieme al marito entrambe vestiti, gli innumerevoli rimandi all'acqua (come nascita, vitalità, ecc...), la scena tutta al rallentatore di quando Edwad, ne circo, vede la sua futura moglie.
Sarebbe interessante sapere come è stata realizzata. Immagino usando varie riprese sovrapposte una sopra l'altra, la maggior parte delle quali girate in studio con sfondo blu (di modo che si possa usare un effetto dal nome croma-key, in cui lo sfondo diventa trasparente). Così si sovrappone un cane fermo a mezz'aria (stop del frame della pellicola), su un altro piano invece dei pop-corn, che toccati dal protagonista si muovono (stop and play, ecc...), e a sua volta invece il movimento fluido di Edward, tra tutti questi oggetti immobili. Invito caldamente a vedere la storia di questo Edward, un pesce grosso a cui la vita è sempre stata una scoperta. Mano a mano che la sua fantasia cresceva senza limiti, così la vita ha cominciato forse a stargli stretta, fino a dargli quasi la sensazione di stare confinato in una "piscina", piuttosto che in un immenso bacino d'acqua.

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