Regia di Tim Burton vedi scheda film
Ennesima favoletta che ci vorrebbe far capire il valore della fantasia per rendere migliore la vita. Tim Burton pesca a piene mani nella maniera e ci si crogiola, in danno dello spettatore, che non si capisce bene quale sia, forse il fanciullino che è dentro di noi, perché i bambini veri, di queste melensaggini colorate, se ne fanno un baffo. A parte una divertente caratterizzazione di Steve Buscemi nei panni di un poeta che non sa mettere in fila più di due versi e non trova neppure le rime più ovvie, "Big Fish" è melenso, noioso, inutile, insulso, fastidioso, nonostante una colonna sonora un po' paracula che cerca di accalappiare gli spettatori un po' più rockblueseggianti (si sentono, volentieri, "Let's Work Together" dei Canned Heat, "Ramblin' Man" degli Allman Brothers e "Everyday" di Buddy Holly). Nella struttura narrativa ricorda (ma con quanto minore efficacia!) "I soliti sospetti" (i personaggi reali trasfigurati in creature fantastiche e viceversa), nel finale si rifà chiaramente a "La vita è meravigliosa", il vecchio Bloom (il nome sarà casuale? se non lo è, si tratta di una vera bestemmia) sul letto di morte aspira addirittura ad imitare la morte di Charles Foster Kane in "Quarto potere", ma Tim Burton, questa volta, ci ricorda molto di più il Tonio Cartonio delle "Storie del fantabosco".
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