Regia di Carl Boese vedi scheda film
La famiglia Brambilla va in vacanza in un posto particolarmente chic perché la madre è convinta che solo là la figlia potrà trovare un buon partito; la ragazza però ama, riamata, un giovane squattrinato, all’altezza del quale peraltro i coetanei altolocati non sembrano essere in alcun modo.
Durante la seconda guerra mondiale l’esperto regista tedesco Carl Boese si produsse in una duplice incursione nel cinema italiano licenziando un’accoppiata di pellicole leggerine, ma frutto di indubbio mestiere come questa La famiglia Brambilla in vacanza (1941), ispirata all’omonima canzone di Nino Casiroli e Nino Rastelli, e la successiva Lascia cantare il cuore (1943). Se gli argomenti sono oggi quanto mai datati, la tenuta narrativa del lavoro è ancora sufficientemente salda e anche sul cast non si possono che spendere buone parole; gli interpreti principali sono Cesco Baseggio, Amelia Chellini, Massimo Girotti, Paolo Stoppa, Elena Luber e Giulio Stival. Soggetto e produzione di Andrea Di Robilant, con sceneggiatura sviluppata da Akos Tolnay e Vincenzo Rovi; la storia è davvero poca roba, ma siamo pur sempre in un periodo storico teso e complicato durante il quale il cinema ha svolto in maniera fin troppo evidente una funzione di evasione dalla realtà. Risatine, buoni sentimenti e un po’ di spensieratezza. 3,5/10.
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