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Vaniglia e cioccolato

Regia di Ciro Ippolito vedi scheda film

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La recensione su Vaniglia e cioccolato

di mm40
2 stelle

Dopo vent'anni di silenzio, ritorna dietro la macchina da presa Ciro Ippolito; la sua ultima pellicola era stata Uccelli d'Italia, secondo film degli Squallor (ne diresse anche il primo, il cult Arrapaho), ma Vaniglia e cioccolato sembra piuttosto rifarsi ai precedenti lavori del regista, quei melodrammi partenopei (Lacrime napulitane, Zampognaro innamorato) che diresse all'inizio degli anni Ottanta. A quel filone, e a quello delle 'nuove leve' come Muccino e Ozpetek, capaci di ottenere buoni successi di pubblico a cavallo del Duemila con lavori pseudo-impegnati a sfondo sentimentale e lieto fine doveroso. La regola vale anche qui, sebbene la sceneggiatura di Ippolito e di Franco Ferrini, tratta da un romanzo di Sveva Casati Modignani, esondi di banalità e amenità involontarie nelle situazioni come nei dialoghi, riuscendo così nel suo intento basilare: risultare lacrimevole oltre ogni dire. Ma questo solamente a uno sguardo superficiale, perchè osservando da vicino quanta pochezza viene propinata da Ippolito non ci si può che mettere a ridere, disperatamente: crisi dei quarant'anni, ragazzine bulimiche, coppie che si riuniscono per amore di bambini malati, un amante che - certo, a causa della sua relazione extraconiugale - viene folgorato dal cancro... Tutto insieme nello stesso film è davvero troppo. Si aggiungano poi le prestazioni canine del cast, nel quale svettano (si fa per dire) Maria Grazia Cucinotta, Alessandro Preziosi e Joaquin Cortes, oltre a Serra Yilmaz che è l'attrice prediletta proprio da Ozpetek: la frittata è fatta. Ma le uova erano andate a male e non da poco tempo. Unico interprete degno di lode, Ernesto Mahieux in una parte marginale. Ippolito - non che fosse Kubrick nemmeno prima - dirige con la mano sinistra e, nel nome dell'autarchia e dell'economia che hanno sempre contraddistinto le sue opere, si occupa anche del montaggio e della produzione. 1/10.

Sulla trama

Penelope scopre che il marito Andrea la tradisce e si prende una pausa di riflessione; si ritira nella villa della nonna e conosce un pittore spagnolo con cui ha un breve flirt. Quando scopre che l'uomo sta morendo di cancro, lo abbandona immediatamente e torna dal marito.

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