Regia di Carlo Verdone vedi scheda film
Alla soglia dei cinquant’anni, con un matrimonio ventennale alle spalle, Gilberto decide di dare una scossa alla sua vita e si mette alla ricerca dell’anima gemella. L’erroneo modo di intraprendere questo radicale cambiamento, porterà delle conseguenze previste; saranno le emozioni però a muoversi in modo inaspettato.
L’ennesimo quadro dell’italiano frustato, medio e perennemente insoddisfatto, che solo Verdone sa mostrare senza drammatizzare. Il percorso di un uomo infelice che prova a ritrovare il senso della vita attraverso il ritrovarsi, partendo dalle sue passioni e da quello che le esigenze di un rapporto di coppia, e della vita, avevano offuscato.
Pur continuando a riproporre lo stesso schema narrativo, Carlo Verdone resta l’unico commediante capace di farci riflettere sugli schemi in cui ci andiamo spesso a rinchiudere. Racconta di ovvietà e situazioni talmente reali che consentono allo spettatore di immedesimarsi e comprenderne il senso. Finendo per ridere di se stessi senza offendersi mai.
Utilizzando una fotografia a tratti cupa, che rispecchia anche lo stile della locandina scelta per rappresentare il film, quasi a volerci indicare un senso di lutto dell’anima che forse non sarà mai disciolto davvero o comunque non totalmente. Verdone, da sempre narratore più che fotografo di situazioni, anche qui si impegna maggiormente ad esporre il suo punto di vista, che convoglia quasi sempre anche con il nostro, piuttosto che mostrarcelo attraverso immagini che non sono mai ambigue ma palesi e familiari.
Un film piacevole da guardare. Riflessivo e a tratti divertente, con l’espressività di Carlo che qui torna ai massimi livelli e che resta sempre una delle cose più apprezzabili delle sue pellicole.
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