Regia di Carlo Verdone vedi scheda film
Verdone nei panni del professionista borghese di mezza età, diciamolo subito, è quanto di meno credibile ci si possa immaginare; dopo averlo visto indossare i panni di dj, attore, musicista e sostanzialmente di artista a trecentosessanta gradi, 'inscatolarlo' in un personaggio tanto inquadrato e regolare lo limita sia a livello attoriale che, di conseguenza, nelle situazioni della trama; la sceneggiatura è firmata - come sempre - da lui stesso, qui con Pasquale Plastino e Francesca Marciano, e pare non avere davvero granchè da offrire se non il solito, stereotipato turbine di amori-amorazzi-tradimenti-perenni solitudini che affiorano nell'inquietudine di qualsiasi rapporto di coppia. La voce 'interpreti' è senza dubbio quella che arriva a ottenere il maggior saldo positivo del lavoro: oltre all'attore romano compaiono Laura Morante e Stefania Rocca (ma voi riuscite davvero a immaginare un mondo parallelo in cui Laura Morante e Stefania Rocca si contendono Carlo Verdone? mah), nonchè Antonio Catania in una parte marginale ma di discreta importanza. E se per quanto riguarda la realizzazione formale, L'amore è eterno finchè dura appare una commediola sentimentale a lieto fine senza infamia e senza lode, di sicuro sul piano dei contenuti il film lascia a desiderare, quantomeno se si considerano le potenzialità del suo autore (ma Verdone non è mai stato Woody Allen e quando prova a spingere sul pedale della psicologia rovina sempre in maniera clamorosa). 3,5/10.
Un ottico di mezza età viene lasciato dalla moglie psicologa con forti sospetti di tradimento; la lontananza è dura per entrambi, ma quando lui scopre che anche lei lo tradiva e per giunta con un amico comune, la situazione degenera.
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