Regia di Peter Webber vedi scheda film
https://www.youtube.com/watch?v=py-9vlicWTE&list=PL85D15F6F710FF033&index=1
La ragazza con l’orecchino di perla è quella raffigurata in un celebre dipinto (Ragazza col turbante e “conturbante”…) di un pittore fiammingo di Delft (tale Johannes Vermeer; un enigmatico C.Firth), impersonata da una dimessa S.Johansson. Il film ne segue uno spicchio della gravosa vita grama (ovvero quella che la fanciulla condivise al servizio della famiglia del pittore in questione) onde fare luce (in linea teorica) sui (presunti) retroscena della tela di cui sopra. Una tela ove rari momenti di serenità (quelli vissuti in compagnia del baldo garzone Pietre/C. Murphy) stentano a farsi largo nell’artefatta opulenza di quella nicchia di privilegio contesa fra la crisi artistica di lui (il pittore), la crisi isterica di lei (l’arcigna moglie) ed il mecenatismo/beneficenza dell’altro (il laido Van Ruijven/T.Wilkinson).
Una tela formalmente eccellente, tanto più in quanto impreziosita dalla raffinata cornice in cui essa campeggia. La cornice pensata dal direttore della fotografia Eduardo Serra (candidato all’Oscar per l’occasione) proprio per assottigliare le divergenze fra il punto di vista dell’artista e quello del regista. E quello dello spettatore. Pensata proprio per sovrapporre l’estetica artistica della forma su quella (meno nobile?) del contenuto. Confluito (quest’ultimo) sull’eloquente tela di Vermeer. Come pure la descrizione meticolosa dell’ambiente, delle architetture, degli usi e costumi dell’epoca converge verso questo scopo. Senza trascurare come, stregato dall’eleganza delle semovenze scenografiche e pittoriche affrescate dalla cinepresa di Webber, finanche il capace Alexandre Desplat abbia voluto lasciare la sua impronta; assai fine.
Risulta, così, rafforzata la convinzione che la salda direzione di P.Webber abbia cercato strenuamente di trovare la via dell’immedesimazione con la vena artistica, sino ad entrare nella testa di Vermeer per poter cogliere la bellezza sprigionata dal soggetto del suo quadro (esattamente come il soggetto del medesimo aveva permeato la mente del pittore). La convinzione, dunque, di essere in presenza di un bel quadro. Da appendere alla parete ed ammirare.
Ma un quadro non fa un film (cantautoredelnulla).
Punti luce tanto preziosi quanto fiochi, epicentro delle scosse che attraversano l’intera opera, non giustificano la penuria delle emozioni; centellinate al pari di lacrime (ingiustificatamente) mai scese.
E se, al cospetto de La ragazza con l’orecchino di perla, gli occhi ne gioiscono, il cuore ne risente (Sam Gamgee).
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